TRAMA
In Sicilia, l’eroismo di un paisà denigrato dagli stessi beneficiari; la miseria di Napoli attraverso la figura di uno sciuscià che ruba le scarpe a un soldato di colore; a Roma, l’amore fra una prostituta e un soldato; a Firenze, scontri fra tedeschi e partigiani; la pace in contrasto con la guerra in un convento romagnolo; lotta partigiana sul Delta del Po.
RECENSIONI
Rossellini torna a dipingere dal basso, neorealisticamente (in totale indipendenza, improvvisando con mezzi di fortuna), gli anni della guerra seguendo, cronologicamente e geograficamente, l’avanzata degli Alleati dalla Sicilia verso il Nord, in sei episodi rappresentativi (in tutti i sensi), marginali rispetto alla Storia dei grandi eventi, maggiormente evocativi della “vita vera”, molto differenti l’uno dall’altro ma con, in comune, la crudeltà della belligeranza, la miseria del popolo, l’incontro fra universi opposti, gli amori soffocati, le bellissime location. Stilisticamente, gli episodi si ascrivono in due fasce: quella in cui si prediligono la poesia umanistica e il disegno delle figure attraverso piccoli apologhi tristi ed emblematici, restituendo la dura realtà impregnata di voglia di riscatto (vi appartengono i migliori capitoli); un’altra che tralascia il lirismo per la descrizione quasi documentaristica di stralci di vita e guerriglia (i capitoli ambientati a Roma, a Firenze e sul Po). Entrambe poggiano su di una magistrale capacità di restituire i personaggi, i momenti cruciali, le fasi storiche nel microcosmo. L’opera è più riuscita di Roma Città Aperta, in quanto meno “costruita”, più distaccata per favorire l’eloquio delle immagini e degli sguardi, e per restituire al futuro una visione più oggettiva, meno figlia della contingenza storica e dei suoi impeti passionali/melodrammatici. L’episodio migliore, davvero magistrale, è il secondo ambientato a Napoli, struggente nel momento in cui il soldato di colore realizza la miseria da cui è circondato, dopo essersi lamentato delle proprie condizioni in patria. Ma son degni di nota anche l’ultimo capitolo e il primo girato in Sicilia, ricco di poesia ed eccezionale nel delineare una figura attraverso le sole azioni e comunicazione non verbale (con il soldato americano). Il meno convincente è quello ambientato nel convento, dove il finale non ottiene l’effetto sperato, ovvero rimarcare il contrasto fra pace spirituale e realtà esterna. Ancora una volta per Rossellini, scarso successo di pubblico e di critica.
