
TRAMA
In un futuro imprecisato il mondo è stato sommerso dalle acque. Un mutante anfibio fugge da una città galleggiante con una donna e una bambina, inseguito dagli “smokers” a caccia di una mappa per la terraferma, tatuata sulla schiena della piccola.
RECENSIONI
Travagliato progetto produttivo di Kevin Costner: 175 milioni di dollari spesi, fra l'altro, per costruire set acquatici enormi (la città dei mercanti, grande come un campo di calcio; la petroliera degli "Smokers") e poter girare tutto il film su di una distesa d'acqua alle Hawaii. Come se non bastasse, a parte alcuni incidenti tecnici di percorso (otto mesi di riprese), l'attore s'è ritrovato a litigare anche con l'amico di lunga data Kevin Reynolds, arrivando ad escluderlo dal montaggio finale. Difficoltà che hanno senz'altro inficiato il prodotto finale, caratterizzato da alcune approssimazioni (il personaggio di Costner che, inseguito, si ferma a mostrare la città sommersa; la facilità con cui trovano Dryland), senza però negarne l'invidiabile spettacolarità: Reynolds, per due ore, non concede troppe (qualche breve parentesi sentimentale) tregue all'azione, gira in vena di gigantismi fra super-dolly, gru con plongée abissali, apparati scenici in cui gli stuntmen si sbizzarriscono in acrobazie. È una caccia all'uomo dove vincono l'ingegno e il genio della navigazione, senza escludere sanguinari assedi in massa alla "fortezza", esplosioni d'effetto, tocchi ironici (Costner che beve godurioso la propria pipì distillata, che fa da esca ad un mostro sottomarino, che taglia i capelli alle femmine impertinenti), invenzioni godibilissime (il trimarano pieno di conigli nel cilindro). S'erge anche a pamphlet ecologista, con punte didascaliche: il suo futuro sporco e abbruttito alla Mad Max (il referente iconografico della pellicola, per trama e personaggi vedere Sentieri Selvaggi) è la conseguenza dello scioglimento delle calotte polari; i cattivi sono "fumatori" che abitano nella petroliera "Exxon Valdez" (riferimento a quella che provocò un disastro naturalistico); i predoni vogliono rimettere le basi per lo "sviluppo", lo stesso che ha portato il pianeta alla rovina. Alla maniera di Reynolds, il racconto si fa simbolico, mitico (l'Atlantide perduta, l'epica enfatica), biblico (l'innocente che conduce alla "Terra promessa"), in un cinema di genere imbrigliato dalle convenzioni ma con ambizioni nobili, maestosa figuratività fra Apocalisse ed Estasi, insolito anti-eroe (feroce misantropo da addolcire con il femminino). Menzione speciale per il villain di Dennis Hopper, fra Mussolini e Napoleone.
