Amazon Prime, Noir, Recensione, Thriller

VELLUTO BLU

Titolo OriginaleBlue Velvet
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1986
Durata120'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

La scoperta di un orecchio mozzato in un prato porta il giovane Jeffrey a improvvisarsi detective. Le indagini lo portano all’interno di uno “strano mondo”.

RECENSIONI

È con quest’opera maledetta e di culto che David Lynch inizia ad aprire le porte (anzi, le orecchie, vedi come inizia e termina il film) di un universo oscuro e parallelo all’idillio della normalità (in Eraserhead eravamo direttamente gettati nell’Altro Mondo): un noir perverso, dove il sesso è trauma. Un thriller sadomaso con sensazioni torbide. Un’allucinazione attrattiva/repulsiva con il passo sospeso dell’Incubo. Lynch turba la visione cercando i “mostri” (Lynch precisa: devianza, non malvagità; e la misteriosa malattia di cui si parla non è l’Aids) che si annidano dentro gli esseri umani e, in un trattato di voyeurismo, cerca l’identificazione (la sua, per le forti matrici autobiografiche con cui connota il Jeffrey di Kyle MacLachlan, e quella dello spettatore) con un protagonista affascinato dalla perversione insita in una coppia che, tutto sommato, mette in scena una storia d’amore. Il Frank Booth di Dennis Hopper (superlativo e temibile con le sue citazioni di Roy Orbison e la maschera d’ossigeno) è (anche) l’alter-ego/Mr. Hyde di Jeffrey in vena di complesso edipico. Prima collaborazione con (il poi) inseparabile musicista Angelo Badalamenti, che ricrea le atmosfere degli anni cinquanta, l’epoca simbolicamente più adatta a ritrarre le esistenze (finto) ovattate, in una cittadina (Lumberton) che finge ingenuamente di non vedere le tenebre, le nasconde sotto il sasso (gli scarafaggi in giardino: Lynch passò l’infanzia per i boschi, seguendo il padre ricercatore scientifico per il Dipartimento dell’Agricoltura), scoperchiato da chi non si accontenta della superficie e ha…orecchie per sentire. Il finale roseo stona tanto quanto è tipico di un autore che crede alla coesistenza (pacifica) di fate e orchi. Il pianeta Lynch (e il pianeta Donna) è di velluto blu, elegante/solare e insieme conturbante/disturbante. Velluto blu è una canzone di trent’anni prima che il regista fa cantare in modo straniato a Isabella Rossellini (al tempo, sua compagna): “Vestiva di velluto blu, e più blu del velluto era la notte”. Fra La Donna che Visse due VolteUn Chien Andalou e Douglas Sirk. Fece molto scandalo, tanto che la Mostra di Venezia lo rifiutò, ma salvò la carriera al Lynch reduce dal flop di Dune.