TRAMA
Il valoroso guerriero Kaulder è riuscito a uccidere l’onnipotente Regina delle Streghe. Poco prima di morire, però, la strega ha maledetto Kaulder condannandolo all’immortalità. Arrivato ai giorni nostri Kaulder è l’ultimo della sua stirpe e dovrà vedersela, tra le altre cose, con il ritorno della Regina delle Streghe, in realtà ancora in circolazione.
RECENSIONI
Seguendo il mantra ”cercasi saga disperatamente” Hollywood gioca la carta dell’ennesima contaminazione tra horror e fantasy. Questa volta nessuna matrice letteraria, ma tre sceneggiatori al lavoro che pescano in qua e in là da un immaginario ormai consolidato che spazia da Highlander a Men in Black, con spruzzate di Twilight e Harry Potter. Poco male, tutto è già stato detto e raccontato, l’importante è che funzioni, ma purtroppo nulla di ciò che scorre sullo schermo pare avere il benché minimo senso. Il soggetto avrebbe anche un suo fascino, con una lotta millenaria tra streghe e relativi cacciatori all’insaputa degli umani che vivono in apparente tranquillità. Breck Eisner, però, già dietro la macchina da presa nel dimenticato Sahara e nel sopravvalutato La città verrà distrutta all’alba, non pare trovare mai la giusta chiave per trasmettere la magia delle intenzioni e si limita a seguire il succedere incalzante degli eventi perdendosi nelle troppe microstorie che inutilmente si intrecciano. Il cruccio principale è quello del protagonista Kalder, condannato contro la sua volontà alla vita eterna e con l’unico scopo di cacciare le streghe. Il dolore di una vita di forzata solitudine, però, in cui è costretto a vedere gli altri invecchiare e morire andando avanti nella propria missione nonostante tutto, è spiegato più volte ma mai vissuto in prima persona (al riguardo risulta più profondo Adaline, il che è tutto dire), probabilmente anche perché affidato alla mono espressività di Vin Diesel, icona di eroismo e azione, ma in stato di veglia quando deve anche recitare battute di dialogo più lunghe di una sillaba.
A fatica lo script affianca i personaggi di contorno limitandosi ad accennarli: il vecchio sacerdote Dolan XXXVI, vittima di un insulso maleficio a scadenza che ne determina la morte apparente (Michael Caine in prestazione alimentare), il giovane sacerdote Dolan XXXVII (Elijah Wood, spaesato, in balia di un personaggio inesistente), una giovane strega (Rose Leslie, la più convincente) che non si capisce bene perché decida di rinnegare la sua stirpe parteggiando per il cacciatore (ah, sì, perché è buona!) e tanti altri che compaiono giusto il tempo necessario per farsi ammazzare e rimpolpare in qualche modo il plot. Il pasticcio procede incessante senza preoccuparsi di dare la benché minima motivazione ai personaggi e inanellando colpi di scena assurdi, dialoghi imbarazzanti, battutine stridenti, effetti digitali orribili e senza trovare mai un equilibrio in grado di intrattenere con un minimo di intelligenza. Non si capisce, poi, perché, come sempre accade, i poteri più occulti e i malefici più potenti si traducano in botte da orbi, che qui, dato il contesto simil fantasy, prendono la forma di spadate. Maldestro, infine, il tentativo di aprire le porte a un sequel che, immancabilmente, arriverà nel caso in cui i costi (non bassi, 90 milioni di dollari) vengano ampiamente ripagati. Cosa, data la pochezza del risultato, non così scontata.