TRAMA
Nei sobborghi di New York vengono rinvenuti alcuni corpi morti in circostanze misteriose. Inizialmente, date alcune caratteristiche in comune alle vittime (abbondante sangue fuoriuscito dagli occhi e dal naso), si pensa ad un virus e si ipotizza “Ebola”; ma in realtà le autopsie rivelano che le morti sono avvenute per forti shock emozionali. Il caso viene affidato all’investigatore Mark Reilly e alla ricercatrice del Ministero della Sanità Terry Huston…
RECENSIONI
Siamo onesti: quando un appassionato, neanche di bocca troppo buona, si reca al cinema a vedere l'ultimo film horror (per di più l'ultimo di una serie annunciata di cloni ) non è che si aspetti chissà cosa; i migliori propositi non si spingono mai sul pericoloso terreno dell'originalità - oramai non più tanto fertile da regalarci le stesse singolari emozioni degli anni '70 e '80 - limitandosi invece ad auspicare un rinnovamento del genere (ma allora non stiamo vedendo un film prodotto ad Hollywood) o, almeno, una certa originalità dei meccanismi narrativi all'interno di una produzione che, attingendo a piene mani nella letteratura, nei videogames e nelle leggende metropolitane, ha oramai detto veramente tutto. Ed è per questo che l'ignaro appassionato continua stoicamente ad andare al cinema a vedere l'ultimo film horror in cartellone, facendo finta di credere che sia davvero "il film più spaventoso dopo l'Esorcista" (ignorando che questo è l'unico caso in cui la storia non si ripete); ed è anche per questo che rimane deluso quando si rende conto che, guardando Jeepers Creepers, gli sembra di tornare a vedere - sotto mentite spoglie - il capolavoro di Tobe Hooper Non aprite quella porta. Peccato che il clone non è solamente più brutto del film a cui si ispira, ma è anche un pasticcio di citazioni mescolate in modo approssimativo. E, soprattutto, il povero appassionato capisce che i film "de paura" non fanno più paura. Ma ciò non basta: l'appassionato-autolesionista di film horror finge (a se stesso) di ignorare che The Ring sia semplicemente il remake di una pellicola giapponese che ha avuto modo di vedere in lingua originale sottotitolata in tedesco - pellicola forse interessante, ma prima di emozioni forti - e paga di nuovo il biglietto convinto che questa volta si assisterà a qualcosa di realmente originale; no, non nella storia: quella è copiata. Bensì nelle soluzioni narrative, nei momenti di suspense, negli effetti visivi, nell'approfondimento psicologico... tutti buoni propositi che poi, puntualmente, crollano fin dai primi fotogrammi: il telefono che squilla per annunciare la morte l'ha già visto (e rivisto) in Scream; il bambino dotato di poteri speciali l'ha già ammirato ne Il Sesto senso; di "bambine" che "succhiano" l'energia ed il sangue dalle vittime ne ha viste fin troppe; I mostri che escono dalla TV li ha già visti in Demoni 2. Ed il gioco ad indovinare le citazioni (chiamiamole così) continua per tutta la durata del film. Allora esce dalla sala un po' frastornato perché vorrebbe dire di aver visto un film che, se non era originale nella storia, lo era almeno nelle trovate; ma non può farlo, perché va bene mentire prima di averlo visto, ma dopo...
Con le stesse identiche aspettative - «questa volta gli orientali dimostreranno agli americani come si gira un film diverso partendo da un tema trito e ritrito come quello de Il Sesto senso» - lo sfortunatissimo appassionato di cinema horror va a vedere The Eye, ignorando oramai lo slogan "il film più terrificante dai tempi dell'Esorcista" (non perché lo slogan è pretenzioso, ma perché è lo stesso di The Blair Witch Project): e quando si aspetta di vedere una variazione sul tema già visto altrove, si accorge che non solo non varia, ma in più si inserisce in un contesto poco credibile. Anzi, anche qui trova elementi pescati in altri film e, quando sta per lasciarsi appassionare dalla questione legata agli "occhi" (che nel film ricoprono un ruolo centrale), si ricorda che la stessa idea è alla base di un episodio del film Body Bags (per l'esattezza l'ultimo, quello diretto da Tobe Hooper). Così esce dal cinema ancora una volta frustrato, scontento e soprattutto riesce a camminare al buio senza che un solo brivido gli salga su per la schiena. Ed è a distanza di pochissimi giorni che l'appassionato horror fa l'ultima cazzata: passa dinanzi al cinema e vede il manifesto (bruttissimo) di paura.com; rimane un attimo sconcertato, poi corre a casa per collegarsi al sito www.feardotcom.com (e non capisce perché non si chiami semplicemente fear.com) per vedere di cosa si tratta. Quasi subito capisce che la trovata commerciale del sito rispecchia fedelmente le premesse: «vedi il sito e dopo 48 ore muori». Così rimane qualche istante ad osservare il monitor, su cui scorrono immagini incomprensibili (le più belle del film...) e pensa: «Ma non era vedi la videocassetta e dopo 7 giorni muori?». Poi comprende che sta solamente facendo un po' di confusione con The Ring e decide di andare comunque al cinema. Stavolta, però, il nostro eroe sa bene che il film sarà una copia spudorata di The Ring (che, a sua volta, come sappiamo, non era un film originale), e quindi si aspetta di vedere l'ennesima intelligente variazione sul tema: dal videoregistratore al monitor del computer. Ed invece assiste, con rinnovato stupore, al medesimo film, agli stessi identici meccanismi narrativi, allo stesso montaggio, alle stesse soluzioni tecniche, alle stesse "scelte" registiche, alle stesse citazioni, alla stessa conclusione. Ed alla stessa identica fregatura di The Ring.
Uscendo dal cinema, se ancora vivo per lo shock subito, rimane un po' di tempo ad osservare - incredulo - il manifesto del film appena visto. Si volta e vede che due suoi amici si avvicinano a lui - esperto di cinema horror - e gli chiedono: «meglio Paura.com, 28 giorni dopo o Identità?» E lui, che gli altri due ancora non li ha visti (ma forse li ha visti in passato... che ne so, Zombi di Romero e I Soliti sospetti di Singer?), risponde, senza pensarci, The-Ring.com. Poi si corregge: The-Fear. Gli amici sono contenti e lo salutano, perché vanno al cinema a vedere un film horror e non sanno nemmeno qual'è (né si preoccupano di informarsi). L'horror, si sa, muove le masse di appassionati, il pubblico medio, le coppiette che si sbaciucchiano (già... dai tempi dei drive-in, dove si trasmettevano soprattutto film horror di serie Z, la mentalità è rimasta la stessa) e a nessuno interessa altro che vedere quattro gocce di sangue, un paio di tette (vere) e tanta bella gente. Ma a questo punto, dopo le ripetute delusioni, il nostro amico appassionato di film horror (non questi, beninteso) ci ripensa come i cornuti: ma chi glielo ha fatto fare? Poi si ricorda, però, di quel mazzetto di biglietti gratis che gli aveva regalato il titolare del cinema.