Drammatico, Recensione, Sportivo

DRAFT DAY

TRAMA

Nel Draft day, dove le squadre di football scambiano e opzionano i giocatori, Sonny deve formare la squadra del Cleveland fra pressioni, la recente morte del padre e la notizia che la fidanzata è incinta: ottiene la star del momento Bo Callahan ma potrebbe essere un bluff.

RECENSIONI

Solo gli americani sanno trasformare un evento come l’asta dei giocatori di football in una questione “storica”, di vita o di morte, centrale per l’esistenza umana. Il pubblico ideale del film è la platea di tifosi statunitensi, dando per scontato che si sappia come funziona l’ingranaggio, fra riferimenti specialistici e la presenza, nel ruolo di se stessi, dei veri protagonisti dell’evento: ma un racconto resta sempre un racconto e l’ambientazione potrebbe essere secondaria. L’abilità di Ivan Reitman (anche produttore) e degli sceneggiatori Scott Rothman e Rajiv Joseph è quella di creare tensione nel rilancio, giocando con bluff da poker, fino agli ultimi colpi di scena. Negli interstizi, c’è il protagonista con i suoi crucci nelle decisioni giuste da prendere, pressato anche da eventi privati: è insolito, anche, che gli autori non si preoccupino di raffigurarlo come uomo retto e di cuore. Sonny risponde male e pare fregarsene delle rimostranze sacrosante di chi gli sta attorno. Perché la tesi peculiare del film è che un uomo deve essere lasciato in grado di compiere il suo mestiere per giudicarlo solo a lavoro svolto: il raccontare si adegua, descrivendo un antieroe che si fa eroe nei fatti. Solo gli americani, poi, sanno trasformare un evento da sport mercato in un giallo di tensione, un thriller. Particolare l’uso che Reitman fa dello split screen con sovrimpressione.