Recensione, Western

VENTO DI TERRE LONTANE

Titolo OriginaleJubal
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1955
Genere
Durata100'

TRAMA

Il vagabondo Jubal viene raccolto con generosità dal padrone di un ranch. Dandogli molta fiducia, gli affida anche il ruolo di sovrintendente dei suoi cowboy: il problema è la moglie del capo, che lo insidia.

RECENSIONI

Affidandosi alla maschera prediletta (nei western) di Glenn Ford, Delmer Daves raddoppia e modifica l’Otello shakespeariano (con un occhio alla biblica storia di Giuseppe che rifiutò l’avance della moglie dell’ufficiale del faraone), consegnando alla storia del genere un racconto generoso e appassionante, tratto dal romanzo di Paul Wellman (scrittore alla base anche di opere come L’Ultimo Apache e Le Mura di Gerico). Il regista, anche sceneggiatore, sposta il focus dal dramma della gelosia a quello della vittima innocente che, per ben due volte, viene tradita: con la menzogna prima e l’invidia (del quacchero) poi. Anche la figura femminile si duplica nel classico binomio eletta e tentatrice, lasciando a quest’ultima un ruolo di terribile adescatrice sessuale (i pruriti scellerati dei sensi sono una costante del cinema di Daves, spesso controbilanciati o edulcorati con la morale) e all’altra quello di portatrice di valori cristiani. Chi ha sempre rifiutato il “doppio” è Jubal, scappato tutta la vita dalle ingiustizie, i turbamenti psicologici e i dilemmi etici: questa volta vuole affrontarli. Il cinema di Daves non è mai del tutto disperato e tragico: lealtà, altruismo e amore si riservano sempre la piena luce del podio; ma in quest’opera tesissima si freme fino all’ultimo (che salvataggio in extremis!), si pende dalle labbra di interpreti sopraffini, si distende lo sguardo (e l’anima) sui bellissimi paesaggi con montagne del Wyoming. Il personaggio di Ernest Borgnine, nella sua spropositata ingenuità generosa, è abbastanza inverosimile (tanto che la sua “conversione” alla gelosia risulta troppo repentina), ma raggiunge lo scopo.