Azione, Recensione, Spionaggio

RED (2010)

Titolo OriginaleRed
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Durata111’
Tratto dadall'albo illustrato di Warren Ellis e Cully Hamner
Montaggio
Scenografia

TRAMA

L’ex-spia Frank Moses flirta al telefono con un’impiegata dell’ufficio pensioni: entrambe, insieme ad altri ex-agenti che Moses contatta, diventano il bersaglio della Cia. Perché?

RECENSIONI

Pensionati estremamente pericolosi 

La DC Entertainment ritenta la carta The Losers trasponendo (poco fedelmente, anche nei toni meno cruenti) un albo illustrato in tre parti di Warren Ellis e Cully Hamner: un altro sgangherato-ma-efficace commando che si ribella alla Cia, condito con I Mercenari (l’elegia della vecchia guardia) e Innocenti Bugie (la commedia rosa spionistica). Quattro pellicole dello stesso anno: una moda o mancanza di idee? Fatto sta che le simpatiche canaglie di R(etired) E(xtremely) D(angerous), nostalgiche della Guerra Fredda, le suonano ai giovani ambiziosi (la regia effettistica e modaiola per “i perdenti” di Sylvain White) e ai veterani imbolsiti (Stallone e l’epica grossolana dei suoi “mercenari”). Schwentke ci sa fare: nel “disteso” prologo casalingo lo dimostra con una creatività “classica”, che non s’affida ad effetti gradassi per creare preziosismi. Quando il ritmo si fa sostenuto, ben bilancia commedia, eroismo e azione spavalda, valorizza il nutrito cast e, struttura permettendo (ci sono lo sparatutto e il “grande colpo” da servire), riesce a mettere in risalto l’accorata amicizia virile/senile: questione di direzione della recitazione, di scelta dei piani di ascolto, di montaggio degli sguardi. È servito da una sceneggiatura tanto manieristica quanto da manuale, che salpa con un inconsueto appuntamento al buio (Willis sequestra l’amata che ribatte: “Speravo avessi i capelli”) per una velocità di crociera nell’eccitante cinema di pistole e sberleffi, mentre le cartoline postali scandiscono un viaggio all’insegna delle rimpatriate (memorabile quella con Brian Cox, fra vodka e rivelazioni). Gli interpreti, indossando i divertenti personaggi, fanno il resto, donando alla pellicola un piccolo primato: in un genere così maschio, è insolito che a fare la parte del leone siano i caratteri femminili, quello di Mary-Louise Parker, “normale” impiegata che se la spassa fra gli agenti della morte e quello di Helen Mirren, lady di ferro inglese che, con due battute, riesce a dimostrare palle, cuore e attaccamento sadico al proprio lavoro.