Drammatico, Fantasy, Recensione

UNBREAKABLE – IL PREDESTINATO

Titolo OriginaleUnbreakable
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2000
Durata106'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

David è l’unico superstite di un terribile incidente ferroviario e, come se non bastasse, è miracolosamente illeso. Prima di riabituarsi alla sua malinconica normalità l’uomo viene contattato da uno sconosciuto affetto da una rara malattia che rende le sue ossa fragilissime…

RECENSIONI

Shyamalan ha una missione: persuadere dell'esistenza dello straordinario nel quotidiano. La sua non è una cinica replica de Il sesto senso, con lo stesso protagonista e la stessa matrice di thriller paranormale, bensì il consolidamento di un'estetica e di una poetica personalissima, speciale. Restituisce la sensazione di un quotidiano "realistico" setacciato dal "sesto senso", insistendo sulle pause riflessive, su di un andamento lento che evita la frenesia del montaggio (quasi inesistenti i campo/controcampo) per farsi trasportare dalla contemplazione, dall'intensità emotiva, innescando un'empatia "filosofica/razionale" (alla ricerca, cioè, d'una spiegazione metafisica che non lasci troppo spazio all'ignoto) su qualsiasi elemento "anormale". I bambini, come nell'opera precedente, sono delle finestre aperte sul paranormale, riescono a percepire la realtà in modo differente, "rovesciato" (più volte la macchina da presa capovolge l'inquadratura con la soggettiva di un ragazzino). La suspense attecchisce sopra un "thriller dell'anima" (come Fearless di Peter Weir), non si ferma all'effetto epidermico, cerca l'introspezione con mezzi espressivi sonori (i rumori di fondo scompaiono, Willis resta solo con se stesso), espedienti del racconto (essere l'unico superstite costringe a porsi delle domande su di un "disegno superiore"), carte del mistero (Jackson è un alienato o un profondo pensatore?), cura per i dettagli. Shyamalan ama Spielberg ma guarda molto di più al cinema europeo, filtrato dai film di genere e da una sensibilità orientale che crede nel karma, nel senso nascosto (e da scoprire) che alberga in ogni presentimento, azione, accadimento del percorso vitale segnato (ma non vincolato) dal Destino, nel ruolo interdipendente fra il Bene e il Male (come ne Il sesto senso c'è un colpo di scena finale che, però, non va fruito come effetto plateale, ma per il significato "esistenziale" di cui si fa carico). Per traghettarci verso la sua "visione", Shyamalan prova a convincerci che i supereroi dei fumetti esistono veramente, in forma meno esagerata: il suo è un azzardo che può far storcere il naso, ma anche una richiesta di fede incondizionata nella "fantasia".