Fantascienza, Recensione

TOTAL RECALL

TRAMA

XXI secolo: i territori della Colonia e dell’Unione Federale di Britannia sono uniti da un “ascensore” che passa attraverso il nucleo della terra. Douglas Quaid si reca alla Total Rekall per farsi impiantare un ricordo da agente segreto e scopre di esserlo veramente, affiliato alla Resistenza.

RECENSIONI

È e non è il remake di Atto di Forza (1990) di Paul Verhoeven, che era e non era un adattamento fedele del racconto breve di Philip K. Dick. È, nel bene e nel male, un film del Len Wiseman inventore della saga di Underworld: inutile aspettarsi qualcosa di diverso da un thriller d’azione più attento al look (l’illustratore e designer Ash Torp è il responsabile delle linee hi-tech) che alle reinvenzioni tematiche. Sempre per décor, ha fascino il lavoro svolto per la Colonia dall’architetto delle scenografie Tatopoulos (e dalla Double Negative che gli dà forma): baraccopoli che si sviluppano in verticale per un effetto labirintico-asiatico (in realtà, ispirato alle favelas). Il regista si diverte a invertire i ruoli dei suoi interpreti abituali, regalando alla moglie Kate Beckinsale una figura malvagia (funziona l’ironia della caccia spietata al “marito” e alla “amante” in fuga, come fosse stata tradita) e facendo di Bill Nighy un guru illuminato a capo della Resistenza, forse l’unico personaggio con dialoghi pregnanti (nel caos di identità e memorie del passato, consiglia all’eroe di scegliere chi essere nel presente). Sin dalle prime battute, il film è spara fuggi salta spacca corri: per fortuna, alla sceneggiatura c’è il piccolo autore Kurt Wimmer, che di fantascienza con combattimenti corpo a corpo e rimandi politici se ne intende, ossessionato dal confronto fra totalitarismo e resistenza ma sovente soggetto a cadute di tono. Anche qui, soprattutto verso il finale (con chiusura risaputa avvilente), non mancano le sbavature, fra scene topiche ed esagerazioni varie dovute al regista (tutti i personaggi sono, casualmente, acrobati superomisti). Atto di Forza era ovviamente più coraggioso, oltraggioso e kitsch ma Wiseman, per lo meno, ha il buon senso di realizzare qualcosa di completamente diverso, più terra-a-Terra (elimina la traccia su Marte, mutanti compresi) e più vicino, al di là delle apparenze, ad un B-movie. Sonoro a palla, commento musicale onnipresente.