
TRAMA
Freddy è tornato…
RECENSIONI
Cambia fisiognomicamente, ma non nella sostanza. Dopo la chiusa teorica di Craven che innescava una metariflessione sul suo immaginario e una sorta di sintesi testamentaria di un'icona, il Nightmare di Bayer avrebbe dovuto 'osare' qualcosa. Poca carne al fuoco, qualche abbozzo di rivisitazione, ma perlopiù uno sterile citazionismo a mo' di omaggio. L'aspetto mentale e allucinatorio vorrebbe soppiantare la matericità che contraddistingueva la serie, ricercando nell'inevitabile scarto generazionale un debole clima di apatia, depressione, pessimismo cronico che investe pure la componente sessuale, repressa debolmente e 'risvegliata' da Freddy nella sua preferenza verso Nancy. Quello che conta però, che emerge macroscopicamente come limite, è il rigido gioco della memoria, non tanto dei personaggi (riproposto banalmente e già presente nell'opera originale), quanto degli spettatori. Abbiamo già visto tutto. Dinamiche, luoghi, morti, tutto viene traslocato dai film precedenti per essere concentrato qui. Nulla di più. Nessuna rivisitazione. Agli autori sta a cuore riversare il proprio spirito fan. Possiamo definirla un'evocazione cinefila. Inevitabile soffermarci sul nuovo Freddy Kruger, per la prima volta non interpretato da Robert Englund. Via la spiazzante componente sadico istrionica, sostituita da un presunta ambiguità vendicativa, l'uomo nero viene presentato in un'ottica più realistica (a partire dal trucco) e umana ( sebbene alcuni toni richiamino lontanamente la trasfigurazione del settimo capitolo). Per metà film risuona pedante il dilemma se sia una vittima o un carnefice, con tanto di sensi di colpa dei ragazzi che credono di aver accusato il loro amato bidello seguendo fantasie infantili. Un dubbio velocemente risolto dallo sviluppo della vicenda(e poco credibile fin da subito) che vorrebbe così sorprenderci e intensificare la natura diabolica del personaggio. Freddy gioca, più seriamente del solito, per mostrare (e confermare) la terribile verità di quello che era in vita. Freddy è Freddy. Ma va? E Samuel Bayer? Non va oltre l'esercizio patinato e qualche costruzione tensiva. Telecomandando le apparizioni di Kruger, rigorosamente sottolineate da sound designing assordante e ripetitivo, il famosissimo autore di videoclip spreca il suo esordio con effetti artificiali e non sempre riusciti (la corsa di Freddy avvolto dalle fiamme o la sua fuoriuscita dalla parete), puntando a una sorpresa emotiva di un pubblico fin troppo rodato per cascare nel solito trucchetto del sobbalzo. L'ubiquità nelle/ tra le immagini è ormai cosa vecchia, soprattutto se non fatichi a perdere il senso dell'orientamento.
