Poliziesco, Recensione

MISSISSIPPI BURNING

TRAMA

1964, stato del Mississippi: due agenti Fbi indagano sulla scomparsa e probabile morte di tre militanti per i diritti civili dei neri. Incontrano l’ostilità di abitanti, Ku Klux Klan e polizia locale.

RECENSIONI

Da Alan Parker ci si aspettava un soggetto più bizzarro e coraggioso di questo aggiornamento de La Calda Notte dell’Ispettore Tibbs, ma le polemiche sul vero/falso che il film ha suscitato alla sua uscita sono inequivocabilmente figlie del suo tocco. La confezione è impeccabile (compresa la fotografia di Peter Biziou, premiata con l’Oscar: indimenticabili i notturni di fuoco) e la tenuta drammaturgica, per quanto spettacolarizzata, è da manuale. Bravi i due protagonisti (e Frances McDormand, con un personaggio che è portavoce morale), seppur limitati da ruoli convenzionali (il “realista” e il ligio alle regole, ovvero Callaghan e il “pivello”), incastonati in una sceneggiatura di Chris Gerolmo (del tutto rivista da Parker: l’agente Fbi nero della vendetta è un suo parto metaforico) che s’ispira ad un evento di cronaca realmente accaduto: il nucleo pulsante dell’operazione è la denuncia dell’odio razziale ma, generalmente, la critica non ha apprezzato le enfasi di Parker sulla violenza (non edulcora gli orrori: bravo) e le tensioni thriller (evoca efficacemente la minacciosità sudicia dei luoghi); la comunità afroamericana è stata critica rispetto al ritratto e/o all’assenza di ruoli per neri; gli stessi parenti delle vittime hanno parlato di strumentalizzazione per rendere eroi gli agenti Fbi bianchi (ma vincono scendendo al livello degli indagati: Parker va di pancia, non di Giustizia). Il regista si è difeso definendolo un film poliziesco, una finzione che trasporta il messaggio, in modo viscerale (“stimolazione, non informazione”), ad una platea più ampia, il botteghino ne ha decretato il successo. Il titolo riprende il nome in codice dell’investigazione del Bureau.