Horror, Recensione

MASTERS OF HORROR – ISTINTO ANIMALE

Titolo OriginalePelts
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2006
Genere
Durata58'

TRAMA

Pelle strappata da un animale per decorare il corpo degli uomini, la pelliccia a volte può conservare in sé la volontà dell’animale e sviluppare un potere vendicativo. Jake Feldman, e, come lui, chiunque altro verrà a contatto con la sua pelliccia, mutilerà se stesso per obbedire alla sua bellezza e alla sua rabbia. Mentre le pelli si impregneranno di sesso e sangue, gli umani stessi si trasformeranno nelle pellicce che tanto desiderano.

RECENSIONI

Parola d'ordine: Sangue

La libertà creativa offerta dalla tv via cavo Showtime per la serie "Masters of Horror" fa bene al "maestro del brivido" Dario Argento che, dopo il riuscito "Jenifer", con il secondo episodio "Pelts" conferma di essere ancora capace di dispensare raccapriccio. Nessuna riflessione particolarmente sottile sul male, non è nelle sue corde, nessun brivido a lunga scadenza, ma una messa in scena viscerale e tutta di pancia dove la paura diventa un gioco a cui abbandonarsi con malsano piacere per farsi spaventare, portare le mani agli occhi e sperare che ciò che si teme accada veramente solo sullo schermo. L'occasione è offerta da un racconto di F.Paul Wilson che ipotizza, senza troppa fantasia, che le pelli di una magica pelliccia siano in grado di vendicarsi rendendo folle chi la indossa. L'esile spunto diventa, nella mani di Argento, una ghiotta opportunità di abbandonarsi con la consueta misoginia (l'accoppiata sangue e sesso è sempre più spinta) all'horror più estremo, andando alle radici del "genere". Come spesso accade nei film di Argento, non è tanto il cosa, ma piuttosto il come. Basta vedere la sequenza in cui un docile Meat Loaf entra nella stanza del bordello in cui lo attende la sua prostituta preferita per capire che al di là della grezza ma efficace scrittura c'è una ricerca non banale nell'uso della luce, nell'accostamento dei colori, nel montaggio e anche nella recitazione, per una volta più curata del solito. Il fido Claudio Simonetti continua a "goblineggiare", ma ciò che più funziona sono gli effetti speciali, davvero potenti nonostante i limiti del budget. Meat Loaf che corre sbilenco sventolando una canottiera della sua pelle ha tutte le carte in regola per entrare nel "mito", così come la vecchia cinese che si cuce la faccia. Non per tutti i gusti, ovviamente, ma la conferma di un talento visivo che lascia ben sperare anche per il cinema, con il nuovo lungometraggio in uscita nel 2007, dopo le ultime prove decisamente sottotono. Chi, dato il soggetto, pensa a un Dario Argento ecologista, non si faccia illusioni. Il regista romano non si dichiara infatti contrario all'uso delle pellicce perché, come afferma nel press book, "rifiuto ogni sorta di militanza e di schematismo morale nel mio lavoro".