
TRAMA
Un tempo eroe dei Servizi segreti, oggi il detective privato Joe Hallenbeck non è nessuno. La spogliarellista che doveva proteggere viene uccisa: con il fidanzato di quest’ultima, giocatore di football, ha l’occasione di riscattarsi prendendo gli assassini.
RECENSIONI
L’ultimo boyscout perché è l’ultimo uomo duro, solitario, idealista, che non si ferma d fronte a nulla. Una pellicola d’azione marchiata Joel Silver da manuale, perfetta: il miglior film d’azione degli anni novanta che gli anni novanta hanno visto poco al botteghino. Nonostante l’alto tasso di testosterone e competitività durante e dopo le riprese (fra Willis e Damon Wayans, Silver e Tony Scott e così via), la sinergia di tensione e megalomania ha prodotto una gemma: al montaggio, per esempio, si sono avvicendati nella frustrazione molti tecnici, fino all’arrivo del mago Stuart Baird; la sceneggiatura del talentuoso e stra-pagato (un record, ai tempi) Shane Black di Arma Letale, a detta anche del regista, era diversa e migliore della narrazione per immagini partorita dalla produzione, eppure si stenta a crederlo di fronte a una pellicola colma di battute spassosissime, sequenze debordanti e folli (l’apertura con partita di football è scioccante), eccitante epica ironica (ma non troppo), violenza, movimento continuo, trovate e situazioni da mandare a memoria, qualche stereotipo e tanta spettacolarità in esplosione (un incubo per i mezzi di locomozione). Una volta si diceva tutto il peggio di Tony Scott, ma la sua tecnica adrenalinica ha fatto scuola. Bruce Willis, in zona Trappola di Cristallo con personaggio alla Mel Gibson (Damon Wayans fa Danny Glover, non altrettanto efficacemente), è immenso, in uno dei suoi personaggi migliori.
