Catastrofico, Fantascienza, Recensione, Sala

MOONFALL

TRAMA

Una forza misteriosa fa uscire la Luna dalla sua orbita attorno alla Terra e la fa precipitare in rotta di collisione con la vita come la conosciamo.

 

RECENSIONI

Il problema di Moonfall non è tanto che si tratta di un genere, il disaster movie, ormai desueto, quanto il fatto che sembra scritto per una storia di Topolino e non riesce mai a sospendere l‘incredulità. Non è quindi il lato catastrofico a soffrire, e farci soffrire, ma l’assoluta approssimazione con cui l’afflato fantascientifico e il lato umano si combinano. Vada per abbozzare caratteri stereotipati, ma qui è tutto buttato lì senza un minimo di costrutto, giusto per dare il via alla concatenazione di eventi, con una svogliatezza rara in un prodotto a così alto budget. La storia in sé offrirebbe anche spunti perfetti per l’intrattenimento, con la luna che esce dalla sua traiettoria e rischia di schiantarsi sulla Terra e teorie fantascientifiche sulle origini del cosmo piuttosto ardite che non stonerebbero in un romanzo di Michael Crichton, ma è tutto ciò che gravita intorno al disastro annunciato che non funziona: né i personaggi principali, imperturbabili mentre il mondo va a rotoli, né quelli secondari, emblema dei quali è un Donald Sutherland vecchia volpe della Nasa che compare giusto pochi minuti per spiattellare alla prima venuta segreti che erano rimasti inconfessati per anni. Per capire l’insensatezza di ciò che accade basta pensare ad Halle Berry che nel giro di poche ore diventa capo della Nasa, recupera documenti top secret e scopre tecnologie aliene, il tutto mentre dovrebbe anche preoccuparsi per le sorti del figlioletto lasciato nelle mani di un giovinastro che ci viene presentato come mezzo delinquente ma si riscopre irreprensibile e virtuoso.

Roland Emmerich (2012 la sua catastrofe più riuscita, Independence Day quella più celebre), non è mai andato per il sottile, ma qui fatica a bilanciare le diverse anime di un racconto che non trova il sense of wonder tra le stelle e un minimo di coerenza sulla Terra. Non aiutano cliché di scrittura per costruire una forzatissima circolarità (le disquisizioni sul testo di “Africa” dei Toto, a inizio e fine film, mentre si compiono operazioni delicatissime nello spazio) e nemmeno frasi a presunto effetto (“Siamo parte di una guerra intergalattica!”, “La luna è il più grande insabbiamento della storia umana!”, “È l’intelligenza artificiale che si trasforma in nanotecnologie!”) dette ogni tanto a casaccio per tentare di giustificare azione e svolte narrative. Il cast non riesce a riempire la vacuità dei personaggi e appare quasi sempre fuori registro, indifferente o sereno quando dovrebbe essere agitato, oppure perennemente corrucciato (imbarazzante Eme Ikwuakor), senza comunque alcuna crepa a rendere umani, quindi credibili, conflitti interiori e lati caratteriali. Gli effetti speciali garantiscono sconquassi ma sono quasi sempre riconoscibili e il design della forza aliena non brilla per originalità. Insomma, la vera catastrofe è il risultato finale.