Criminale, Poliziesco, Recensione

L’IMMORTALE (2010)

Titolo OriginaleL’immortel
NazioneFrancia
Anno Produzione2010
Durata117’

TRAMA

Boss della mafia marsigliese, Charly Matteï s’è ritirato per seguire la famiglia, e ha lasciato le redini dell’attività ai due soci, amici d’infanzia. Qualcuno, però, gli tende un agguato: scampa e cerca vendetta.

RECENSIONI

Ennesimo polar di vendetta da parte del produttore Luc Besson: regia e sceneggiatura, a partire dal romanzo di Franz-Olivier Giesbert, sono di Richard Berry, attore feticcio di Alexandre Arcady, che consegna un film criminale convenzionale, solo in apparenza elaborato perché la messinscena, all’inizio, è laconica e il montaggio predilige scene brevi, con stacchi continui da un luogo-personaggio all’altro, per un mosaico da ricomporre. Quando l’assemblaggio si fa quadro, rivela un soggetto risaputo, con il malavitoso che vorrebbe cambiar vita e il passato che ritorna, con antagonisti appositamente brutali per accendere di rivalsa gli animi, con scene telefonate nell’andamento ondivago idillio-tragedia a venire (se una scena prevede la serenità familiare di un comprimario, di sicuro quest’ultimo verrà ammazzato). Poco conta, insomma, che il disegno del protagonista s’ispiri alla figura di Jacques Imbert, “Jacky il folle”, criminale sopravvissuto miracolosamente ad un agguato in garage, meritandosi l’appellativo di “immortale”. Il film va goduto meramente per la meccanica sempiterna del criminale d’onore opposto a quelli senza dio e speculare, per valori (l’amore per la famiglia), ad un membro delle forze dell’ordine (la poliziotta). Qualche scena è davvero azzeccata, su tutte quella del salvataggio del figlio, di gran tensione nel momento in cui il personaggio di Jean Reno deve attraversare metri di filo spinato e, in parallelo, l’aguzzino che è pronto ad uccidere il bambino non trova opposizioni efficaci.