Recensione, Thriller

L’AVVOCATO DEL DIAVOLO

Titolo OriginaleThe Devil's advocate
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Genere
Durata144'

TRAMA

Un avvocato penalista di successo è assunto da un importante studio legale di New York, il cui titolare è un essere… diabolico.

RECENSIONI

Dopo l'apologo femminista de L'Ultima Eclissi, Taylor Hackford e lo sceneggiatore Tony Gilroy attaccano la categoria forense, casta che vende l'anima al diavolo e si serve della Legge per farla fare franca al Male. Potevano far sì che le allegorie bibliche (le tentazioni luciferine nel deserto) e diaboliche restassero tali, senza sfociare nell'horror satanico, rischiando un raffinato apologo sul libero arbitrio e le lusinghe del peccato o l'affossamento in un dramma giudiziario con coda di scrupoli di coscienza; preferiscono sfollare Il Socio in uno scenografico Rosemary's Baby (Charlize Theron si taglia i capelli e impugna un coltello) che, per necessità drammatiche, disserta apertamente su Bene e Male separandoli con l'accetta. Un efficace meccanismo che apre orizzonti spettacolari senza dimenticare le riflessioni morali. Pacino al potere può fare magnificamente l'istrione (sfida Dio toccando l'acquasanta! Canta Sinatra!: il Male è anche divertente) e, retorica requisitoria sulla malignità del fumo a parte, i peccati su cui puntare il dito sono enumerati facendo contemporaneamente leva sulla loro attrazione e repulsione: vanità (il consolatorio lieto fine è annichilito da una beffarda, cinica gag che la riguarda), lussuria (la pellicola è insolitamente spinta e perversa), arrivismo (il palazzo e la gerarchia piramidale), lusso corruttore (New York, New Babilonia), tradimento (il satanasso "occupa" l'ego degli uomini per sedurne le mogli). Pur non sconfinando nel film maledetto, Hackford mantiene le giuste dosi d'ambiguità. Poco credibile la "folgorazione" del Faust di Keanu Reeves, dopo la rivelazione fattagli dalla madre. Da un best-seller di Andrew Neiderman.