TRAMA
La notte del 12 ottobre 2016 la ventunenne Clara Royer viene uccisa da un uomo che la cosparge di benzina e le dà fuoco. Yohan, il nuovo capo della polizia di Grenoble, e il suo più anziano collega Marceau si occupano del caso: i sospettati sono molti, a partire dai minacciosi ex della ragazza, ma le prove non sembrano inchiodare nessuno.
RECENSIONI
Ogni investigatore ha un crimine che lo perseguita: per Yohan è l'omicidio di Clara, per il quale, anche se i sospetti assassini non mancano, di certezze non ce n’è alcuna. La didascalia iniziale, riferendo che il 20% dei delitti rimane insoluto, ci ha già avvisati: non sapremo mai chi è il colpevole, il crimine trasformandosi nello spettro col quale si confrontano le esperienze di vita di chi vi indaga. E infatti il film è ispirato a un fatto reale riportato nel reportage di Pauline Guéna 18.3: Une année à la PJ, resoconto di dodici mesi trascorsi in un posto di polizia giudiziaria, analisi di un ambiente e delle sue dinamiche, con uno sguardo privilegiato ale ripercussioni psicologiche e comportamentali del lavoro investigativo sugli inquirenti alle prese con casi irrisolti (al cinema alle voci Zodiac di Fincher e Memorie di un assassino di Bong) [1]. Dunque in La notte del 12 il caso deflagra nelle vite dei poliziotti, ne mette a nudo le intime ferite: ognuno di essi prende un pezzo dell'assassinio di Clara - quello che lo tocca di più - e lo riferisce a sé. Moll, anche se si muove su un impianto iperrealistico (la quotidianità del lavoro investigativo, la scarsità di mezzi, il conseguente investimento personale – a ogni livello -) allude, come sempre fa, al genere – polar e mystery (gli onirismi, il gatto nero che attraversa idealmente la vicenda) -, ma senza indulgervi, come vago retrogusto, ché la trattazione della materia ha del clinico, una constatazione fredda e precisissima. Soprattutto mette in scena un mondo virile alle prese con l’ennesimo femminicidio senza colpevoli, una prospettiva e una visione dell’accaduto sclerotizzata in logiche patriarcali e ragionamenti declinati al maschile, un girare in tondo senza sosta (le corse nel velodromo del protagonista) che sa di ossessione e inconcludenza. Gioiello.
[1] «Ci sono delitti che ti abitano; delitti che fanno più male di altri. Sei colto di sorpresa, quando meno te l'aspetti, da un dettaglio che ti lascerà il cuore a pezzi. Si congelano in te come una scheggia nella carne e tutto intorno a una ferita che non cessa di infettarsi. Un giorno i tessuti sono finalmente ricostruiti: questa persona morta ora fa parte di te» (Pauline Guéna 18.3: Une année à la PJ).