
TRAMA
Una ragazza poco attraente sogna di trovare marito ma conosce sempre uomini inaffidabili che non la prendono in considerazione, corteggiando invece la sua bella cugina.
RECENSIONI
Una commedia che rappresenta nella sua leggerezza e freschezza un vero gioiello di comicità. Benché il contesto sociale sia profondamente cambiato la capacità di divertire e far ridere di questo film non patisce minimamente il peso degli anni. Perché se è vero che quel mondo forse non c'è più è altrettanto innegabile che i personaggi portati in scena sono eterni. Su tutti la ragazza bruttina che sogna il principe azzurro nel più scapestrato che le capita di incontrare, che sottopone le foto alla chiromante e, al tempo stesso, si vanta di saper "mantenere le distanze" e non si perde mai d'animo. Efficace e simpatica proprio perché non diviene mai una eroina sfortunata tutta lacrime e sospiri ma possiede la simpatia impagabile di una perfetta Franca Valeri, la nostra migliore attrice comica di tutti i tempi. Piacevole tutto il contorno di personaggi comuni ma non banali, quotidiani, veri, ben caratterizzati. Dal meraviglioso scrittore al verde interpretato da un De Sica (da amare in eterno) tipico, al meglio, fino al ladro incapace ed assillante di Sordi, l'impiegatuccio privo di fascino di Peppino De Filippo, la bellona di buon cuore che non riesce a farsi rispettare della Loren. Tutti splendidi, un cast come solo allora si riusciva a riunire e raramente tanto in parte.

Dopo i sogni delle ragazze a Cinecittà (Viale della Speranza), Dino Risi propone i sogni di due fanciulle in cerca di marito: in realtà, nel "segno di Venere", il suo cinema non militerà a lungo, più a suo agio nei ritratti maschili di splendidi farabutti. Il personaggio interpretato dall'ottima Franca Valeri è intrigante ed acido in superficie, soffre invero per la condizione di "inferiorità" rispetto a quello di Sophia Loren, cui i branchi di lupi affamati non mancano (con quale divertita ferocia li pennella Risi alla festa dei pittori!). Ha occasione di accalappiare ben quattro uomini: ma due fanno il filo alla cugina, il terzo (un Alberto Sordi in formissima con il tormentone dell’automobile e irresistibile nel ballo) è un ladro di macchine con la sindrome del "mammismo" (che tornerà spesso nel cinema di Risi); l'ultimo è Vittorio De Sica, abbonato al ruolo di gentiluomo morto di fame e 'contapalle. Proprio alla De Sica (regista), cioè con tanta amarezza, si chiude questa commedia, nel segno della disillusione, della certezza che tutti i rapporti umani nascondano solo degli interessi particolaristici. Questo primo buon successo del regista milanese soffre solo per l'impianto teatrale, da studio, impressogli in apertura con le scene ambientate nel condominio.
