Avventura, Recensione

IL LIBRO DELLA GIUNGLA (2016)

Titolo OriginaleThe Jungle Book
NazioneU.S.A
Anno Produzione2016
Genere
Durata105'
Interpreti
Sceneggiatura
Tratto dadall'omonima raccolta di racconti di Rudyard Kipling
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Mowgli, un cucciolo d’uomo, cresciuto da una famiglia di lupi, è costretto a lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell’Uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Costretto ad abbandonare la sua unica casa,Mowgli s’imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dal suo severo mentore, la pantera Bagheera e dallo spensierato orso Baloo… (dal pressbook del film)

RECENSIONI

I più storceranno il naso per la nuova trasposizione dell'opera di Kipling, insistendo con testardaggine sull'ennesimo rapporto libro-film, ma questo The Jungle Book è un adattamento che merita grande rispetto. Prima di tutto si inserisce con coerenza nell'idea di cinema di Jon Favreau, sempre attento all'entertaiment vorticoso, pieno di dinamismo nell'utilizzo dello spazio, che ama la spettacolarità tipica di Hollywood senza però lasciare allo sbaraglio la narrazione. La live action infatti viene calata in una giungla che è un mondo da attraversare nella sua verticalità e orizzontalità tridimensionale ma anche uno scenario poetico da contemplare in campi lunghi che richiamano il 2D dell'animazione del passato (l'omonimo film del 1967 è presente e omaggiato). La scelta tecnica quindi da una parte punta a una verosomiglianza della ricostruzione di ciò che circonda noi e Mowgli, mentre dall'altra cerca di mantenere la suggestione di un universo fiabesco (l'uso della luce conferma questo aspetto).
Di fiaba si tratta, perché Il Libro della Giungla, depurandosi dal tipico virus di certa animazione che non riesce a non mettersi in scena con autoironia e trovate slapstick continue, delinea la presa di coscienza del piccolo umano con una giusta dose di avventura e di empatia.Il cuore del film è quello di vivere un luogo molto più simile al nostro di quanto possa sembrare, grazie a dei personaggi animali che proprio per mezzo della CGI sembrano umani, rendendo il rapporto tra loro e il protagonista su un piano di somiglianza e complicità.
Pur nel prendersi qualche libertà rischiosa (l'uccisione di Akeela), The Jungle Book rielabora la morale di Kipling e si muove nel territorio di una convivenza tra più specie dove è possibile mantenere per ognuno il proprio ruolo.
Non vediamo l'altro, il fuoricampo degli uomini, tutto si risolve all'interno della giungla che racchiude in se stessa la possibilità di ergersi a simbolo di una società, probabilmente utopica, dove tutti hanno il loro posto. E' proprio la natura a evolversi in una civiltà senza odio e a tenere lontano, per una volta, lo spettro di un addio.

Marchio Disney non mente e il regista/produttore/sceneggiatore Jon Favreau conferma: il riferimento non è il libro di Rudyard Kipling ma il classico animato della casa di Topolino, di cui tornano due delle canzoni più famose (“Lo stretto indispensabile” e “Voglio essere come te”). Non per niente, più che frutto di riprese dal vivo (‘live action’), è un foto-realistico disegno animato che s’avvale in modo massiccio di superlativi effetti digitali, anche per dare vita al copioso campionario di specie animali (parlanti, a differenza del precedente adattamento di Stephen Sommers): l’unico attore in carne e ossa, il piccolo Neel Sethi, ha interagito sul set con fiere create dal Jim Henson Shop. Un universo digitale, fondali compresi, che permette al regista di sfruttare al massimo il 3D, muovendo la camera in vorticose corse nella giungla o in ambientazioni che ne esaltano le prerogative. Oltre ai colori sgargianti, vivi e luminosi, ci sono anche due cattivi D.O.C.: la tigre Shere Khan doppiata, in originale, da Idris Elba e re Luigi (con entr’acte stile Marlon Brando di Apocalypse Now), non più orango ma gigantopithecus, con voce di Christopher Walken. Manca sempre la “vita” nello sguardo degli animali digitali, per quanto il motion capture faccia miracoli (soprattutto per re Luigi, il più espressivo), ma le movenze sono perfette. La trama segue il film d’animazione del 1967 (animali buffi compresi), recupera dal romanzo alcune regole del branco di lupi e qualche brano più cupo e, soprattutto, offre una nuova, gradita chiusura, con il piccolo Tarzan che non abbandona gli amici. Una novità anche il serpente Kaa femmina (Scarlett Johansson).