Recensione, Supereroi

SPIDER-MAN: NO WAY HOME

TRAMA

Peter Parker chiede a Doctor Strange di lanciare un incantesimo che faccia dimenticare a tutti che lui è Spider-Man, ma qualcosa va storto. Impossibile dire altro senza spoilerare.

RECENSIONI

Non ci sono approcci, griglie, o letture valide per qualunque film, lo sanno tutti, a maggior ragione chi si è dilettato – attivamente o passivamente – con la critica. Armageddon, Mulholland Drive, Anémic Cinéma o Natale a Miami non possono essere analizzati e (passatemi il termine) giudicati basandosi sugli stessi parametri. Il MCU ha insieme reso evidente e dato un nuovo significato a questa ovvietà. I Film Marvel sono viepiù diventati tasselli autoreferenziali di un universo autonomo, con le sue regole, i suoi rimandi interni e le sue ramificazioni multimediali. Ormai, il nuovo film Marvel o la nuova serie Marvel non hanno solo valore in sé e anzi, la vera domanda non è più tanto: com’è? Ma: che ruolo ricopre e quali ripercussioni può avere sul MCU? Da questo punto di vista, No Way Home fa un ulteriore salto di qualità. Non solo rappresenta, infatti, il titolo (trasversale) chiave della nuova fase del MCU ma diegetizza e insieme riflette sul Cinema Marvel stesso, sulle sue strategie produttive, cercando di mettere una sorta di ordine nel ménage à trois fra Spider-Man, Marvel e Sony, con relativi reboot. Sì. No Way Home è un film che parla anche della sua genesi commerciale, se così si può dire, e lo fa dialogando con il suo pubblico come il gestore (appassionato) di una fumetteria potrebbe fare con i suoi clienti. E, si sa, i nerd (sempre siano lodati) si accapigliano, si appassionano e si emozionano anche quando parlano delle politiche aziendali che stanno dietro al libro, all’albo, al film o al videogioco oggetto della discussione di turno.

Ecco, a me sembra che No Way Home non sia propriamente un film tradizionalmente inteso ma che, anzi, la filmitudine sia solo una delle sue sfaccettature, e neanche la più importante. Dopo la visione, insomma, viene voglia di parlare di un sacco di cose ma roba come la regia, la recitazione, la sceneggiatura o il ritmo sembrano ammennicoli da museo, quisquilie a cui accennare en passant perché il punto è tutto un altro. Si potrebbe provare a dire che è girato in maniera piacevolmente anonima, senza un guizzo che sia uno ma HEY, C’E’ ANCHE ANDREW GARFIELD! Verrebbe da aggiungere che la solidità/credibilità interna è da verificare
- davvero tutto ‘sto casino è innescato da un incantesimo/gag formulato male (c’erano altri modi meno invasivi per ottenere lo stesso risultato) e realizzato peggio? E perché all’inizio del film sembra che i cattivi debbano essere imprigionati prima di poter utilizzare il Cubo Magico ma alla fine si è pronti ad attivarlo anche con i “sinistri cinque” in libertà? - . E anche sulla coerenza, per così dire, esterna (ossia con gli altri Spider-Man) ci sarebbe da discutere. Come funzionano esattamente le linee temporali? Perché vengono pescati da diversi momenti nel/del loro universo? Perché Electro conosce l’identità di Peter Parker? Viene da un (ulteriore) universo parallelo anche a quello di Amazing 2? E come fa Dottor Octopus a sapere che Norman Osborn è Goblin? Anche lui è una sua versione alternativa?
Aggiungeremmo anche che è un film per altri aspetti scritto sulle uova, molto trattenuto, cauto, che mette in scena una storia un po’ scemotta ed è soprattutto attento ai consueti dosaggi di humour (mediamente innocuo a essere buoni), azione (mediamente buona ma mal distribuita) e nostalgia (che si mangia quasi tutto) ma COSA CAZZO HO APPENA VISTO! E’ GOBLIN! PROPRIO IL GOBLIN DI WILLEM DAFOE! Ovviamente, una scrittura così approssimativa non può che ricadere sulle prove degli attori, che fanno quello che possono ma OH, VOGLIAMO PARLARE DI QUANDO ALFRED MOLINA SPUNTA FUORI SUL PONTE? NON CI VOGLIO CREDERE!  E diciamo anche che, purtroppo, i 150 minuti si sentono tutti, soprattutto a causa di un ritmo scazonte, che a volte zoppica, a volte si azzera, a volte accelera con poco costrutto ma NOOO! TOBEY MAGUIRE! L’HANNO FATTO DAVVERO! UN PO’ INVECCHIATO MA E’ TOBEY MAGUIRE! PASSAMI I FAZZOLETTI!

Insomma, il non-film è un pretesto. Non c’è niente di male, forse, ma è così. Un pretesto per fa ripartire la Marvel di slancio, dare un senso a tutta la cosa del multiverso, costruirlo in abisso e spalancare infinite possibilità sulle magnifiche sorti e progressive del MCU (diegetiche ed extradiegetiche), ché a questo punto tutto è possibile, da resuscitare Iron Man a sostituire Captain America con Frate Indovino. E un pretesto per riunire sullo schermo i tre Spider-Man, riabilitarne uno (il bistrattato Amazing, al quale si dedica la scena più riuscita e genuinamente toccante di tutta l’operazione – il salvataggio di MJ -) e glorificarne ecumenicamente un altro (quello di Raimi). E per opporre loro uno stuolo di cattivi più o meno storici, dimenticandosene alcuni per strada (Lizard e Sandman), non sapendo bene cosa fare di altri (Electro), gestendone uno con discontinuità (Dottor Octopus) e dando la netta preferenza a Goblin. E questo è quanto. Il resto lo fanno le reazioni degli spettatori: quando entra in scena Garfield partono gli oooh, per Maguire scatta la standing ovation, sui titoli di coda tutti applaudono felici e rimangono ovviamente fino alla fine, dedicata a una scena post-credits che è il vero e proprio trailer di un film - Doctor Strange in the Multiverse of Madness -  girato, guarda un po’, da Sam Raimi. E il cerchio diabolico si chiude. Fatto sta che il vostro amichevole recensore di quartiere non è affatto convinto che queste cose che la Marvel sta portando al cinema siano (ancora) cinema. E con No Way Home la situazione mi pare precipitata verso un post-cinema che mi lascia parecchio perplesso ma soprattutto annoiato. Non che non mi scocci fare discorsi da boomer ma, almeno in questo universo, tanto vi dovevo dire, tanto vi ho detto.

Le incongruenze spiegate (d)a mio figlio

Da un solo inizialmente disteso confronto col mio adorato mangiapane a ufo Alberto, nel corso del quale ha rischiato la diseredazione, è emerso che i giovani d’oggi potrebbero obiettare nell’ordine che: 1) Questione Incantesimo. Dato che Peter Parker è tradizionalmente un ragazzino (che in questo film si vorrebbe anche far maturare) non pensa troppo alle conseguenze delle sue azioni e si fa trascinare dal suo impeto giovanile, mentre Doctor Strange lo asseconda perché l’incantesimo che si dovrebbe utilizzare è un incantesimo standard, già utilizzato e rodato in situazioni meno importanti. 2) Questione Cubo. Dato che, in realtà, nel film non viene mai utilizzato – neanche nel finale, perché viene distrutto prima che MJ o chi per lei lo potesse attivare – non possiamo sapere se le indicazioni di Doctor Strange erano fondate o meno, cioè se il cubo avrebbe funzionato comunque. 3), 4) e 5) Linee temporali, Dottor Octopus, Electro. Come già visto nella serie di Loki, le linee temporali si possono ramificare all’infinito. Da qui è partito un lungo e appassionato ragionamento del mangiapane a ufo che, dopo una mezz’ora buona di entusiastica navigazione nel multiverso, si è ricordato che Octopus cita la morte di Goblin causata dal suo aliante, cosa che ha fatto crollare miseramente la sua teoria (ossia – detto in poche parole ma era assai più complicato di così -: poteva essere successo che Goblin/Norman è stato trasportato dall’universo di Raimi nell’universo di Watts, creando una linea temporale in cui Goblin non esiste più quindi si pensa che sia morto e Octopus intuisce che Norman è Goblin perché i due – Norman e Goblin - sono scomparsi insieme). A quel punto mi sono un po’ intenerito e il confronto/scontro babbo-figlio si è chiuso con un patteggiamento: gli ho concesso l’onore delle armi di alcune intuizioni e, per ringraziarlo, ho deciso di dare almeno 6 (Sei) a quello che secondo lui è il Miglior Film Mai Girato. E insomma, tornando a noi, l’unica spiegazione è che, per pure esigenze di sceneggiatura, i personaggi arrivano da momenti diversi della propria linea temporale e le incongruenze legate a cosa sanno Octopus ed Electro sono vere incongruenze. Ma rimane il dubbio che con questa cosa del multiverso e delle infinite ramificazioni dello stesso, la Marvel possa ramificare infinitamente anche la propria paraculaggine.