TRAMA
A New York, il programmatore di computer Paul Hackett, con vita noiosa e ordinaria, prende un taxi di notte per raggiungere SoHo e incontrare Marcy, conosciuta da poco in un bar: nel tornare a casa, gliene capitano di tutti i colori.
RECENSIONI
Commedia nera e grottesca che è diventata archetipica, modello (chiamato “yuppie nightmare cycle” negli Stati Uniti) per tanti film a seguire nel suo magistrale crescendo di imprevisti crudeli per il malcapitato protagonista (a partire dalla banconota portata via dal vento, come il frac di Destino su Manhattan), mite uomo medio vittima, bene o male, sempre del femminino. In pochi sono riusciti a replicare il medesimo mood di angoscia da ridere, anche perché Scorsese gioca su di un livello più complesso, da “farsa del subcosciente” (dixit), disorientando su tutti i piani nel momento in cui nulla è prevedibile e coerente. Per inventiva di accadimenti disastrosi e martellamento sfinente degli stessi sul protagonista, ha sicuramente dei precedenti (vedere il pregevole e dimenticato La Morsa d’Acciaio di Andrew L. Stone) ma la creatività della sceneggiatura del giovane Joseph Minion (un lavoro universitario), con revisioni e input kafkiani di Scorsese (il dialogo con il buttafuori è ispirato alla parabola Davanti alla legge contenuta ne “Il Processo”) e un finale suggerito da Michael Powell, sono impareggiabili e il regista è un maestro nel rendere tutto credibile, pur spingendo l’acceleratore dell’assurdo, della paranoia più inquietante, con venature noir intersecate ad un plot da commedia sofisticata/degli equivoci e a una figuratività che replica i suoi inferni metropolitani, quelli che isolano e divorano l’individuo. Annessa, anche, una riflessione sarcastica sul ruolo dell’Arte (i personaggi incontrati) nella Vita, mentre la camera di Michael Ballhaus getta Paul-Alice in questo Paese delle Meraviglie. Produzione indipendente (Griffin Dunne e Amy Robinson) per Scorsese, dopo l’insuccesso di Re per una Notte, da cui riprende l’abilità di porre premesse grazie alle quali la stessa scena può risolversi in una gag divertente o in un’esplosione di violenza.