
TRAMA
Durante la Grande Depressione, si riuniscono due malavitosi italo-americani al funerale del fratello. Sono in cerca dell’assassino per vendicarsi.
RECENSIONI
Notevole l’indagine entomologica-scorsesiana del fido sceneggiatore di Ferrara, Nicholas St. John: scandaglia la famiglia criminale nel seno delle tensioni familiari e nell’amato parallelo con la fede cattolica ed i suoi simulacri. Le eventuali morbosità e violenze sono lavate con la pioggia di una forte dose di moralismo, diretta ad esseri imprigionati nella propria ignoranza, arroganti nei confronti di Dio (il personaggio di Christopher Walken) e ridotti, senza romanticismi e alibi cinematografici (lottare per la famiglia o per l’onore), alla loro vera natura malvagia con seme di follia: in questo senso, forse la scena più bella è quella in cui un imbarazzato Walken esita per un istante quando la sua vittima lo interroga sulle sue motivazioni ad agire. La scrittura sorprende anche per lo stimolante finale aperto, duro e inatteso, e sono eccellenti le prove interpretative, soprattutto quelle di Walken e Chris Penn che, con un viso da bonaccione, è ancor più agghiacciante quando perde le staffe. Meno comprensibile, invece, l’entusiasmo critico, soprattutto se si pensa alla raffinatezza, complessità, esasperazione malata e magistrale di altre opere di Ferrara: qui siamo dalle parti della magnifica ovvietà di un King of New York (o di Carlito’s Way, altro gangster movie osannato oltre i reali meriti) nell’eterno braccio di ferro fra gli stereotipi di St. John e i voli pindarici di Ferrara. Forse ha colpito favorevolmente la messinscena insolitamente sobria dell’autore, più interessata ad affogare nei neri profondi e funerei della fotografia, meno accorta nel seguire la drammaturgia che ingrana a fatica e, poi, quando sta per deflagrare nonostante la costruzione a flashback, si acquieta di nuovo nel tentativo non sempre felice di uno scavo psicologico attraverso volti e dialoghi. Eccessi centellinati (solo un’orgia senile e un raptus su di una prostituta), gustosa citazione iniziale di La Foresta Pietrificata e una bella dichiarazione d’amore verso la Settima Arte (“La vita senza il cinema non ha senso”).
