TRAMA
Cinque amiche, tutte intorno ai trent’anni, si ritrovano nel loro piccolo villaggio natale per partecipare al funerale del loro professore preferito. Inaspettatamente la riunione si protrae quando il gruppo incappa in una festa di matrimonio ad alto tasso alcolico, che dà inizio a un viaggio tra passato, presente e futuro, in cui vengono riaperte vecchie ferite, ma anche riscoperte le amicizie.
RECENSIONI
Sarà anche un luogo comune, ma perché i film austriaci, soprattutto quelli che si vedono ai festival, hanno protagonisti gelidi, una luce plumbea e il non detto come perno narrativo? "Falling", di Barbara Albert (già in concorso a Venezia nel 1999 con "Nordrand") rientra a pieno titolo nel cliché. La giovane regista (classe 1970) fa una sorta di "Grande freddo alla viennese" con l'incontro di cinque ex-compagne di scuola che si ritrovano, a una quindicina d'anni dall'esame di maturità, per partecipare al funerale di un loro professore. Le tipologie caratteriali, nell'antipatia che accomuna il quintetto, sono equamente distribuite: l'arrivata, la sciroccata, la dura, la frivola e l'introversa. Il film segue il loro vagare per due giorni e una notte alla ricerca della confidenza perduta. Per fortuna non è tempo di bilanci e il piangersi addosso è solo sfiorato, ma la grevità non manca all'appello (il destino carcerario di una del gruppo). Nonostante il soggetto pluri-inflazionato la regista riesce con pochi fronzoli a raccontare l'intimità dei personaggi e l'anonimità dei luoghi in cui scorre la vicenda (la scuola, il ristorante, la festa di matrimonio, la discoteca) contribuisce a dare verità al loro sentire. Un po' di leggerezza, comunque, ritrovata solo nel finale tutto sommato ottimista, avrebbe giovato. Nel punto di vista rigorosamente femminile l'uomo è ospite non per forza gradito e solo al momento del bisogno ammesso al cupo convivio.
Dal funerale al matrimonio, il film della Albert tocca tutte le stazioni canoniche del percorso tra passato, presente e futuro, concentrandolo nell’ambito di alcune tappe-simbolo (non manca la balera, no). Sorta di Grande Freddo tutto al femminile, con le amiche (tutte con esperienze di vita furbescamente differenziate) che si reincontrano dopo tempo e giocano al confronto delle loro esistenze (il relativo corredo è completo, prevedendo successi, crisi, fallimenti, ripicche, amori, tradimenti incrociati¶lleli) dietro l’apparente superficie dell’entusiasmo del ritrovarsi. Unico sussulto i fermoimmagine - didascalia visiva alla successiva tranche narrativa - non riproposti in motion ma da collocarsi a posteriori nella sequenza. Per il resto solida e un po’ tediosa televisione austriaca, con scavi psicologici a esiti alterni, strategico confronto generazionale, ferite aperte, chiuse e/o cicatrizzate. L’osservanza generale delle convenzioni se non fa mai scadere il prodotto, che rimane corretta opera imperniata sul gioco attoriale, non riesce però a fargli scrollare di dosso l’etichetta anonima che lo contraddistingue. Quota rosa del concorso veneziano?