TRAMA
Per vendicare l’uccisione dell’amata, il mariachi stermina gli scagnozzi di un trafficante di droga per arrivare a lui.
RECENSIONI
Più che il seguito di El Mariachi, ne è la brutta copia (stesso soggetto) nonostante, e probabilmente per colpa, cast e budget più ricchi. Carlos Gallardo è relegato a spalla, Antonio Banderas (che non sa cantare in playback) fa il suo debutto da protagonista a Hollywood (per Robert Rodriguez aveva già partecipato a Four Rooms), Salma Hayek è in versione acqua-e-sapone (una libraia) ma la scena di sesso patinata è d’obbligo. Acqua-e-sapone anche il film in confronto alle prove precedenti del regista: l’inizio si specchia nella presenza dell’amico Quentin Tarantino (che racconta una divertente barzelletta sull’urina), con spazio ai monologhi ed una palpabile tensione in procinto di esplodere. In seguito, il film si adagia su coordinate estetiche risapute, con troppi ralenti epici, assenza d’inventiva del giovane autore (punti di inquadratura, montaggio) e favoreggiamento della banale vena romantica, sull’eroe tenebroso ed implacabile in cerca di vendetta, combattuto fra la morale della violenza distruttrice e quella della creatività pacifica (la musica, la lettura, contro una città degradata e dominata da brutti ceffi). Nonostante l’impegno nelle numerose sparatorie cruente e iperboliche (fra i cattivi, anche un simil-Jackie Chan messicano), Rodriguez non è John Woo: non doveva abbandonare i ritmi vorticosi e doveva coltivare maggiormente idee iconoclaste di sceneggiatura. Il suo film è, paradossalmente, più noioso che divertente, povero e (addirittura) eccessivo nel fare la predica. Da citare, almeno, la sequenza in cui, mentre Salma canta, il mariachi punta le pistole contro i killer.
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