
TRAMA
A New Orleans, Chris Farraday, mago del contrabbando, ora ha un lavoro pulito e famiglia. Ma il fratello della moglie si mette nei guai per traffico di droga e Chris deve fare un colpo per ripagare i suoi creditori, non sapendo che l’amico ed ex-socio è uno di loro.
RECENSIONI
L’islandese Baltasar Kormákur, per il mercato anglosassone, rifà un film del suo paese di cui era produttore ed interprete, Reykjavik – Rotterdam di Óskar Jónasson (2008), da cui ripesca anche la montatrice e l’attore Ólafur Darri Ólafsson. Il soggetto, in realtà, è alquanto banale: per quanto si possa ovviare ad ingenuità, cliché e debole disegno dei personaggi, l’americanizzazione non giova. Nel film di Olafsson, infatti, Kormákur interpretava un protagonista più fallito e disperato, meno eroe “alla” Wahlberg (che rifiuta gli assist del regista per essere anche autoironico) e meno “pistolero” (…contrabbandiere) che ha messo la testa apposto ma deve fare un “ultimo colpo” a fin di bene (qui banconote false, là alcol). Diventa, cioè, un tipico film del divo protagonista che, come ha saputo fare Nicolas Cage ad un certo punto della sua carriera, va dal sarto per adattare qualsiasi opera al proprio alter ego di celluloide, ovvero un tipo quasi sempre invischiato nel crimine ma con il valore della famiglia sopra tutto. Opere dove lo studio psicologico è sempre subordinato alla messinscena dell’azione ed al dinamismo a vario titolo, se non alle tragedie per “accendere” gli animi. Ingredienti tediosi, non foss’altro che, almeno, Kormákur spinge il pedale dell’acceleratore e lascia le pedine sempre in movimento, con un plot abbastanza generoso di situazioni perigliose, ma anche caricate una sull’altra fino a rendere il tutto inverosimile.
