
TRAMA
Il cimmero Conan, da piccolo, vede proprio padre morire per mano di un uomo che sta tentando di ricomporre una maschera in grado di evocare i morti. Cresciuto e possente guerriero, scopre l’identità dell’assassino: è il re Khalar Zym.
RECENSIONI
Non c’era riuscito nemmeno John Milius, con Conan il Barbaro, a cogliere il quid dei grandi racconti di Robert E. Howard: stazionando nel kitsch, fedele a certe dinamiche della pagina scritta ma non allo spirito, la sua opera possedeva però un tocco personale degno di rispetto. La versione di Marcus Nispel, tedesco trapiantato a Hollywood specializzatosi in remake, ha meri intenti commerciali, ma avrebbe i numeri per avvicinarsi al mood “barbaro”, di sangue e onore dello scrittore: a parte il budget adeguato per mezzi, location e scenografie (che, come in altre sue opere, rischiano di essere gli unici elementi in cui il regista mette cura, a scapito di psicologie e riflessioni un minimo consistenti, al di là della messinscena ludica), si fa nascere Conan nel sangue, lo si dipinge spietato, vendicativo e circondato dal Male più aberrante. Lo stesso Jason Momoa, se ben diretto e dotato di un carattere di spessore, in questo racconto che rispetta molti ingredienti dei romanzi originali, potrebbe essere il Conan ideale per prestanza fisica e cipiglio guerriero. Purtroppo, niente funziona come dovrebbe: colpa di una sceneggiatura scolastica che procede lineare e noiosa dall’evento traumatico al compimento della vendetta, con parentesi canoniche e ben poche sorprese; colpa di caratteri bidimensionali, dialoghi pomposi ed ammiccanti; colpa, soprattutto, di 113 minuti in cui, per tre quarti, non si fa che combattere o pompare l’adrenalina spettacolare, senza mai una sosta propedeutica ad edificare l’eroe: l’opera mostra solo il lato cruento, perdendo l’epica e la solennità implacabile di Howard, delegando alle battute dei comprimari la costruzione della leggenda (proclami del tipo “Non sa solo uccidere, ha anche un grande cuore ed un grande senso dell’onore”). Terminata la proiezione, lo spettatore è ancora in attesa di un vero climax.
