Fantasy, Recensione

ANIMALI FANTASTICI – I CRIMINI DI GRINDELWALD

Titolo OriginaleFantastic Beasts: The Crimes of Grindelwald
NazioneGran Bretagna, U.S.A.
Anno Produzione2018
Genere
Durata134'
Sceneggiatura
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Il malvagio mago Grindelwald, improgionato negli Stati Uniti nel precedente capitolo, riesce a fuggire ed inizia a radunare seguaci per il suo piano di dominazione. Sulla sua strada, oltre al Ministero della Magia, Newt Scamander, inviato da Albus Silente.

RECENSIONI

RITORNO A HOGWARTS

Se l’esordio di Animali fantastici aveva tutte le caratteristiche di una nuova saga, indipendente e creativa, pur condividendo l’ambientazione nell’universo magico creato dalla Rowling, questo secondo capitolo si presenta subito come cosa differente. Debitore delle idee migliori alla pellicola che lo precede, non ne introduce nuove che siano realmente significative, ma ne mutua non poche dalla saga harrypotteriana. Per questo apporta davvero poco di inedito ad un pubblico abituato alla fantasia senza limiti della Rowling ed ai suoi intrecci perfetti. I crimini di Grindelwald può difficilmente risultare autonomo rispetto al mondo di Hogwarts, del quale molte cose vengono date per scontate e dove non a caso si fa ritorno - una (piacevole) concessione, l’adagiarsi sul sicuro.
Più grave è però il fatto che la costruzione della trama è in questo caso tutt’altro che perfetta, il ruolo dei personaggi mal definito, il nucleo dei riusciti protagonisti del primo film non ben gestito.
Newt Scamander resta l’attore immagine del film, la sua naturale empatia con gli animali più strani funziona, il rapporto non sbocciato con Tina sostiene un paio di scene - quella sulla salamandra, in particolare, sintesi della poetica ingenuità del ragazzo. E’ invece insufficiente lo spazio concesso al compare babbano, meno brillante che in passato ma soprattutto presenza meno sensata in questo capitolo della storia; completamente svuotata la svagata Queenie, la cui conversione risulta immotivata ed incomprensibile, mentre il Credence di Ezra Miller, monodimensionalmente, si limita a cercare le sue origini.
Positivo invece l’ingresso di Grindelwald. Johnny Depp è un temibile cattivo con fosche manie di grandezza, non ancora molto approfondito, ma messo in scena piuttosto bene, in attesa di conoscerlo meglio - si auspica.
Altri personaggi, spuntati dal nulla, si affastellano e guadagnano spazio senza che lo spettatore riesca a collocarli con precisione. Quando arrivano le spiegazioni e le rivelazioni sul tragico passato, lo spettatore non è ancora pronto ad interessarsene o restarne colpito. Leta Lestrange, su tutti, arriva dal nulla, cresce attraverso i flashback, instaura rapporti intensi ed ambigui con diversi personaggi, per poi sparire appena catturato l’interesse.

Quel che è peggio, domina la confusione, e proprio questo è il colpo di grazia ad una storia che già faceva acqua per mancanza di equilibrio tra i personaggi ed approfondimento.
Al netto dello scontro finale tra le fiamme, qual è l’eroe/antieroe, qual è il suo sogno, chi lo ostacola, come cambierà per raggiungerlo? Troppo collaterale Newt Scamander per questo compito, più impegnato con bestioline e spasimanti che in altro, troppo defilato Albus Silente - una figura potenzialmente gigantesca, un attore degno di incarnarla, ma a quanto pare si vuole aspettare il prossimo film.
Ci sono i simpatici Snaso, l’insetto stecco, i giganti temibili che diventano mansueti come neonati davanti ad un giocherello, eppure il film nel suo complesso non sembra particolarmente divertente per il pubblico più giovane.
Resta, irrimediabilmente, un capitolo preparatorio e poco riuscito, che compiace i fan e stuzzica la curiosità degli affezionati - quel cognome, Lestrange, ad esempio, il fratello di Silente, Nagini…
La regia rimane vittima del caos generale, pur concedendosi piacevoli scene d’azione e riprese sognanti tra Londra e Parigi. Non abbastanza per salvare la baracca.