Recensione, Thriller

MARNIE

Titolo OriginaleMarnie
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1964
Genere
Durata120'

TRAMA

Un ricco uomo d’affari si innamora di una ragazza che si rivela una cleptomane. Dopo essere riuscito a sposarla l’uomo deve vedersela con lo strano comportamento della moglie che sembra terrorizzata dagli uomini…

RECENSIONI

Marnie è uno di quei film di Hitchcock in cui la psicanalisi costituisce il vero e proprio fondamento dell'intreccio e della personalità dei personaggi (fanno parte della categoria Psyco e Io ti salverò) e non solo un irrinunciabile sottofondo. Tutta la suspance (come sempre efficace e raffinata) deriva dal personaggio della protagonista, in cui il regista concentra la più tipica ambiguità del suo cinema, il continuo gioco tra colpevolezza ed innocenza. Marnie è al tempo stesso potenziale carnefice, ladra, aspirante suicida, vittima di qualcosa di sconosciuto, preda delle sue paure. Una figura tanto inquietante quanto fragile quindi, il cui mistero trova una spiegazione solo alla fine in un trauma infantile (forse troppo schematicamente, come anche in Io ti salverò, ma con grande classe). Neanche in questo caso Hitchcock rinuncia all'elemento sentimentale, e la giovane donna che ruba per mancanza d'amore supererà lo shock non solo ricordando il passato ma anche grazie all'appoggio del marito. Tippi Hedren è alla seconda prova come nuova Grace Kelly, ruolo alla cui altezza non sarà mai; nonostante ciò incarna piuttosto bene la freddezza e l'ambivalenza del suo personaggio. Sean Connery appare invece non troppo espressivo.