Episodi, Recensione, Western

LA CONQUISTA DEL WEST (1962)

TRAMA

Dal 1839 al 1889, le tappe salienti della nascita di una nazione attraverso tre generazioni di una famiglia di coloni che, da New York, raggiunse il West.

RECENSIONI

Un cast impressionante per un film a soggetto girato per la prima volta nel poco pratico "cinerama" (per un enorme schermo panoramico curvato), sceneggiato da James R. Webb basandosi su una serie di articoli apparsi sula rivista "Life". Cinque episodi e siparietti scollati l'un dall'altro, alcuni epici e di grande spettacolarità, altri insignificanti fill-in o, volutamente, luoghi comuni del cinema di frontiera che viene celebrato: a tenere un poco le fila, la voce narrante di (in originale) Spencer Tracy. Si sente molto la differenza di cambio di mano (regista) ma, a sorpresa essendo il meno rinomato dei tre, è George Marshall quello che porta a casa il risultato migliore, sia per come sfrutta il formato, sia per nerbo e spettacolarità. Se, infatti, Henry Hathaway apre il film con un brano interlocutorio in tutti i sensi (“I fiumi” 1839), passando a treni, attacchi dei Cheyenne e storia sentimentale (“Le pianure” 1851); John Ford si è occupato (girando nel 1961) di “La guerra civile” (1861-1865) redarguendo gli orrori del conflitto in modo anonimo; Marshall, invece, firma un magnifico “La ferrovia” (1868) sulla competizione fra due compagnie che porta gli indiani Arapaho a contromisure estreme (l’attacco dei bisonti). Chiude ancora Hathaway con “I fuorilegge” (1889) che vogliono rapinare il treno. La struttura narrativa, quindi, vorrebbe individuare in cinque macroaree la nascita della nazione: i coloni, la corsa all’oro, la guerra civile, la conquista degli spazi attraverso la ferrovia e della sicurezza debellando i fuorilegge (questa è la vera conquista del West). Minutaggio esagerato (ma è più facile imbattersi nella versione da 149’ e in quella che omette la panoramica aerea finale sull’America moderna), buon commento sonoro di Alfred Newman (con tre canzoni interpretate da Debbie Reynolds), successo di pubblico e tre Oscar vinti: sceneggiatura, montaggio, suono.