TRAMA
La compagnia teatrale di Joseph Tura sta mettendo in scena uno spettacolo chiamato “Gestapo”quando i nazisti invadono la Polonia. Per sopravvivere sono costretti a organizzare una messa in scena interpretando nella vita reale i ruoli dei personaggi della commedia.
RECENSIONI
Due anni dopo The great dictator Lubitsch mette in scena un’altra satira del nazismo incentrata su una parodia dell’estetica e dei costumi del regime, una commedia politica che come il film di Chaplin affida la sua offensiva alla confusione d’identità, all’infiltrazione di personalità aliene all’interno dell’orizzonte estetico hitleriano. Alla rottura del confine politico perpetrata dalle truppe del Reich gli attori polacchi rispondono con l’estensione del confine del palcoscenico, con l’espropriazione dello spazio del reale al quale sostituiscono quello della commedia. La compagnia di Joseph Tura mette in scena un’imitazione del nemico che finisce con l’esondare dagli spazi che le erano destinati, trasformando la parodia in un vero e proprio strumento di guerra tramite il quale gli attori dapprima rubano gli abiti e le maschere degli avversari, e poi ne occupano lo spazio fisico e ne usurpano l’identità, sostituendosi ai personaggi reali per impedire loro di esistere. La rappresentazione scenica contamina la realtà al punto da rendere il mondo intero una scena atta alla rappresentazione (teatro di guerra), mutano le leggi che governano l’esistenza e si crea un conflitto territoriale tra chi vive e chi recita la vita. I viventi, ignari, soccomberanno ai recitanti e andranno incontro alla sconfitta o alla morte rimanendo schiacciati tra le due dimensioni che si intersecano, non trovando più uno spazio nel mondo perché le loro esistenze sono ormai nelle mani di altri interpreti.
“L’attore principale, Joseph Tura, sarà costretto a interpretare il ruolo di un colonnello della Gestapo prima e di un professore spia nazista poi, e tutto questo, nella vita reale. (…) Più reciterà, e più sarà sé stesso attraverso i suoi personaggi. (…) È significativo che il vero professore- e questa è la chiave del film- muoia dietro il sipario, sulla scena teatrale, dove all’inizio si recitava Gestapo. Inversione fondamentale che complica la messa in scena di Lubitsch: il personaggio reale muore davvero sulla scena, luogo rubato allo spettacolo (alla menzogna), e l’attore (personaggio irreale per essenza) prendendone il testimone nella vita, sarà ancora più vero del vero professore” (Jean Eustache).