TRAMA
Il Re di Persia vuole invadere la Grecia. Gli ateniesi nominano Leonida, re di Sparta, a capo di tutti gli eserciti, ma solo in 300 arrivano alle Termopili.
RECENSIONI
Anche Hollywood andava a nozze con i peplum basati sulle gesta epiche di Greci e Romani: figure "mitiche" di eroi, gravi pericoli e crudeli nemici, valori d'onore e libertà, grandi passioni e battaglie. I Greci che superano il campanilismo e si uniscono per scacciare il tiranno, sono un comodo richiamo alla Guerra d'Indipendenza degli Stati Uniti dall'impero inglese (ma in molti videro una lettura della contingente Guerra Fredda). C'è da fare la tara di interpretazioni poco vivide e dell'obbligatorio siparietto sentimentale (la coppia di futuri sposini separati dal fato avverso), poi il ben colorato kolossal (sono state utilizzate migliaia di comparse per le battaglie campali e s'è risparmiato in modo intelligente sulle costose ricostruzioni d'epoca) vive di appassionanti scontri militari, con relative tattiche e trucchi, ingegnosi qui (i nani arcieri, la paglia infuocata), più ingenui altrove (la pioggia di frecce disegnata sulla pellicola, la facilità con cui un manipolo di spartani attraversa le acque con tutta l'armatura e si fa beffe di un esercito immenso). Si trasforma in un robusto canto epico di animi impavidi e valorosi che cadono per amore di patria. Rudolph Maté, coscienzioso mestierante per tutte le stagioni (suo anche il Revak lo Schiavo di Cartagine del 1960), non si sogna neanche per un attimo, lui che si fece tutta la Prima Guerra Mondiale, di edulcorare la crudezza dei duelli, e dona al tutto un tocco meno artificioso.