Recensione, Thriller

VIRUS LETALE

Titolo OriginaleOutbreak
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Genere
Durata127’

TRAMA

Un virus micidiale, proveniente da una scimmia dello Zaire, infetta gli Stati Uniti e uccide in 24 ore. Un colonnello dell’esercito cerca di individuare il portatore sano, ma è ostacolato dai superiori, perché?

RECENSIONI

Nel panorama blockbuster, tipicamente hollywoodiano, questo thriller dalla tensione implacabile come uno schiacciasassi è stato del tutto sottovalutato. Quella di Petersen è un’appassionante, altamente professionale macchina da guerra che non dà scampo allo spettatore e lo va a “scovare” fin dentro la sala cinematografica con i suoi “batteri” (stile L'Angoscia di Bigas Luna); nonostante riproponga uno schema collaudato (a partire dalle didascalie cronachistiche), riesce a coinvolgere con i suoi archetipi, iscrivendosi nel genere catastrofico con denuncia (della guerra batteriologica) sulla scia di Sindrome CineseThe Day After fino al serial cult I Sopravvissuti, ma richiamando alla memoria anche il Romero (il “cordone” sanitario intorno alla cittadina) di La Città Verrà Distrutta all'Alba. I soliti insabbiamenti governativi, il privato sentimentale, il villain generale, la catarsi finale, l’eroismo del singolo contro Tutti, ma la sceneggiatura è superiore alla media, conosce i trucchi per intrigare ben dosando il senso del tragico, l’arresa momentanea, la rabbia adrenalinica (ottimo Dustin Hoffman nei suoi scatti d’ira), la rivincita, il panico, il realismo e l’umorismo (Hoffman che si prende del basso, mingherlino e nasone o che minaccia un impiegato con la “tosse infetta”). Il testo crea, addirittura, un parallelo fra il virus e il divorzio (entrambi da debellare) e ben si schiera nella lunga scia di film U.S.A. con funzione vicaria, per esorcizzare le paure e i sensi di colpa del suo popolo (l’Aids, ovviamente, ma anche la bomba atomica su Hiroshima richiamata dal finale). La regia si permette un pezzo di bravura tecnica iniziale (il piano sequenza nell’ospedale) e tiene le fila del tutto ottimamente, anche se non riesce ad evitare le consuete, retoriche arringhe sulla Costituzione e i valori della vita umana. Grande duello finale con gli elicotteri, grandi interpreti, grandi emozioni riciclate.