Drammatico, Recensione

UN’ESTATE D’AMORE

Titolo OriginaleSommarlek
NazioneSvezia
Anno Produzione1951
Durata96’

TRAMA

Marta, prima ballerina classica, riceve per posta il diario del suo fidanzato, morto dieci anni prima. Riaffiorano i bei ricordi di un’estate d’amore.

RECENSIONI

La giovinezza, l’allegria, l’amore, l’estate da una parte; la vecchiaia mesta, i paesaggi dell’anima desolati (quando Maj-Britt Nilsson segue un vecchio fra gli alberi spogli), il pessimismo vitale dall’altra, in questa elegia dell’amore di Ingmar Bergman dove, nella semplicità di un racconto sentimentale e tragico (nato come novella scritta a diciotto anni), si innestano riflessioni esistenziali profonde, un passo grave e poetico, simbolismi affascinanti (per quanto meno complessi di quelli futuri). Eros e Thanatos, ancora, si scontrano epicamente nel suo cinema sconsolato ma, almeno in queste prime prove, non così disperato: il finale offre una via d’uscita e, nel percorso, non mancano i tocchi più ironici (la figura del portiere). La speranza sta nell’abbattere i muri eretti per non soffrire, nel togliere le maschere e confrontarsi con il “doppio” allo specchio e la memoria, nel ricominciare a vivere. È anche vero che, nelle sensazioni subliminali che l’opera restituisce, è il sentore della morte a soffiare più potente e gelido, una morte presagita e preannunciata, temuta per tutto il film che contiene, addirittura, un’anticipazione della famosa partita a scacchi de Il Settimo Sigillo: il prete che gioca con la vecchia, attratto dalla sua prossima “dipartita”. Prima di Bergman (e di questo film), la figura femminile non è mai stata così gratificata, quale protagonista assoluta, dal cinema. Il fatto che il “Balletto della Reale Opera di Stoccolma” esegua Il Lago dei Cigni non è casuale.