TRAMA
La moglie francese vuole divorziare da Karol, polacco, che l’ama ancora tantissimo: la sua crudeltà lo costringe a lasciare Parigi e in Polonia fa di tutto, anche contro la legge, per arricchirsi.
RECENSIONI
Il bianco del vestito da sposa per un matrimonio che va…in bianco. La luce bianca insieme algida e calda, come i due volti del bravo Zbigniew Zamachowski, affarista risoluto e ometto tenero/imbranato in amore (Kieslowski gli consigliò di studiare la mimica di Charlot). Il bianco della neve che rivela la gioia. Il bianco dell’uguaglianza da raggiungere, meta esemplificata in un orgasmo di Julie Delpy, abbagliato da un flash, che pareggia un amore ingiustamente a senso unico attraverso la vendetta, cattiva maestra, figlia di un destino crudele che riunisce due anime tenendole separate. Kieslowski compone un’altra sinfonia visiva all’insegna della bandiera francese, in cui vari elementi contribuiscono a forgiare quella sua inconfondibile atmosfera magica e insieme concreta, realisticamente metafisica per mettere a nudo i movimenti dello spirito: la magistrale direzione dei “suoi” attori, la capacità di coglierne le espressioni più rivelatrici, i colori intimi (la fotografia dell’anima) con tinta dominante e/ma declinata in mille sfumature, la morbida musica per violini, la struttura narrativa composta di casualità geometriche (ossimoro all’insegna delle consce fila intrecciate dal Destino), i simbolismi che trasportano dal piano reale a quello fantastico, permettendo al racconto di prendere (anche) pieghe paradossali, inspiegabili e/ma ricche di “colpi di scena” significanti. Il sottofondo malinconico e all’insegna del male di vivere (reiterata la frase “Oggi si può comprare tutto”) riscopre il valore della Vita solo di fronte alla Morte (meravigliose sequenze: l’arma caricata a salve che “salva” l’amico; il pianto di lei sulla sua tomba). Citato, con manifesto, Il Disprezzo di Godard.