TRAMA
Il diciottenne Matteo Achilli, esasperato dall’ennesima ingiustizia subita, inventa una piattaforma online che fa incontrare in modo innovativo, domanda e offerta di lavoro. All’inizio nessuno crede al progetto e molti sono i falchi pronti ad approfittare di lui. Ad un certo punto arriva la svolta. Ed il ragazzo si ritrova così, da un giorno all’altro, al centro degli interessi del mondo che conta.
RECENSIONI
La parabola segue un percorso segnalato, enunciato secondo una logica cristallina: il protagonista, persa l'occasione sportiva della vita a causa di una pastetta che l'ha messo fuori gioco, elabora un sentimento di rivalsa che sfocia nella creazione di un sito che dovrebbe far avvicinare giovani meritevoli a occasioni di lavoro degne del loro curriculum. La base è quella di una storia reale (quella di Egomnia, la piattaforma inventata da Matteo Achilli), la sua traduzione filmica appare tutta votata alla sfrenata agiografia: se il padre del protagonista è all'improvviso disoccupato, resta vicino al figlio per aiutarlo nel suo progetto (impegno premiato con un bonifico a sorpresa); se le intenzioni, mosse da un sentimento di giustizia, sono ottime, l'ambizione le inquina, ma solo temporaneamente, perché tutto si possa ricomporre secondo un finale etico (tornare con la ragazza che amava il Matteo puro dell'inizio dell'avventura, recuperare il rapporto con il collaboratore che lo ha aiutato e ha davvero creduto nel sogno di Egomnia).
Anche il ritratto dell'Italia che ne scaturisce è monocromatico: tutti i maturandi lasceranno la loro città (anche se è Roma, anche se c'è la Sapienza), le leadership sono sempre dei vecchi, il giovane è guardato con sospetto e va sempre e solo sfruttato, la meritocrazia è un miraggio a cui bisogna dare concretezza. Le questioni legate alla realtà nostrana sono tutte presenti e snocciolate una dopo l'altra, con una puntualità che ha del meccanico e con una chiarezza dimostrativa che ammorba qualsiasi spunto di drammaturgia. Siamo in uno spot lungo quanto un film, del resto: in apertura l'aggancio che determina la nascita del prodotto; seguono la sua presentazione e la dimostrazione delle caratteristiche tecniche; la narrazione si chiude, infine, con la sua celebrazione. In ossequio a questo meccanismo tutti i personaggi abbracciano delle tipologie riconoscibili: l'ingegnere nerd - una vita al computer - nello scantinato, il compagno di stanza adorabile cialtrone, la fidanzata idealista che non molla, il professore bocconiano e il suo sarcasmo da stronzo. L'estetica è coerentemente pubblicitaria: azioni tutte emblematiche, dettagli enfatizzati, ambienti riconoscibili, immagini aggressive, figure perfettamente in quadro, racconto al grado zero. Ovviamente si parla per slogan («I siti sono come le donne: conta la prima impressione»), si sparano filosofismi d'accatto che confinano pericolosamente col pistolotto, le coordinate dello script sono sempre leggibili.
L'impressione, stante l'unanime giudizio su questa piattaforma web (cifre gonfiate, social desertificato, opportunità professionali effettive scarse), è che il film sponsorizzi in estremo un'iniziativa fallita e l'ego del suo artefice (lo Zuckemberg italiano, come no). Paralleli con The Social Network ridicoli prima che inopportuni: il pensiero, piuttosto, va a Gli Stagisti, uno dei film/ spot camuffati più inquietante degl ultimi anni (che meriterebbe un'analisi approfondita): certo, lì si parlava di Google. Altre cifre, altra realtà. E un altro film, pure.