Sala

SAW 3D

Titolo OriginaleSaw 3D
NazioneCanada / U.S.A.
Anno Produzione2010
Genere
  • 66986
Durata90'
Fotografia
Montaggio
  • 67370
Scenografia
  • 67371
Costumi
  • 67372

TRAMA

Bobby, un “sopravvissuto”, si fa un sacco di pubblicità. Io terrei un profilo più basso, fossi in lui…

RECENSIONI


La saga è giunta, dunque, alla sua degna conclusione. In completo understatement, fedele a uno schema sclerotizzato, proseguendo l’ormai classica (e parossistica) aggiunta di tasselli retroattivi al puzzle diegetico, a (consapevole?) rischio di autoparodia e comunque non priva di autoironia. Che ci siano ormai vagoni di selfconsciousness è palese, e le modalità rappresentative della prima trappola mortale sono un’ottima esemplificazione: il gioco enigmistico è – letteralmente - in vetrina, in pieno giorno, a uso e consumo di un pubblico inorridito ma attento, “appassionato”. Protagonisti che si coprono di ridicolo e perdono dignità nei goffi tentativi di salvarsi (la ragazza che dice “amo te”, “non era vero, ho sempre amato te”) e il finale ultrasplatter, con tanto di brandelli di colon che schizzano (in 3D) sulla – e oltre la – vetrina/schermo. Saw ormai è (era) questo. Banalmente: un gioco durato forse un po’ troppo, che gioca a carte scopertissime, ha smesso da un bel po’ di prendersi sul serio (giusto il primo capitolo, accolto alla stregua di un nuovo 7even o giù di lì), ha riesumato un concetto di serialità orrorifica molto 80s (e, traslata nell’hic et nunc, paratelvisiva), osando sempre di più sul versante grafico, tenendo la mdp viepiù fissa sull’ultraviolenza gratuita e/o pretestuosa con rade e sempre meno incisive fughe nella pudicizia del montaggio subliminale vedo-non-vedo. 


L’ex montatore ora regista Greutert, come accennato, chiude l’eptalogia con un po’ di coraggio splatter in più (chiedendo un editing meno compulsivo), con qualche tratto di continuità col passato visivo della serie (le panoramiche a schiaffo che fanno coesistere due luoghi/tempi nella stessa inquadratura) e all’insegna della chiarezza espositiva: basta esosi pasticciacci narrativi (cfr. SawIV), largo alla (curvi)linearità che conduce/riporta dritta al primo capitolo, a chiudere il cerchio, come si dice. L’ultima, consueta rivelazione (iniziale/)finale stavolta è, opportunamente e simpaticamente, copernicana rispetto all’ur-saw, col ritorno del Dr. Gordon, prima (non!) vittima dell’enigmista. Ma il settimo capitolo non ha niente di ingarbugliato, e va bene così, benché la sceneggiatura non lesini sciocchezze e probabili plot holes. Agli attori, al solito, non si chiede granché e loro accettano di buon grado, al sonoro si chiede invece una bella mano raccapricciante e così è mentre le musiche dell’ex NIN Charlie Clouser sono anacronisticamente efficaci. Il voto (6.5) è da intendersi come ipotetica media tra la valutazione dell’ultimo episodio (6) e quella dell’intera saga (7). Il che, ne convengo, ha poco senso.