TRAMA
Stella ha 17 anni e fa la ballerina nelle discoteche della Riviera. Ha un solo sogno, quello di un principe azzurro che la strappi alla monotonia del quotidiano e le permetta di condurre un’esistenza dorata. Sua madre Antoinette lavora in un albergo ed è sempre depressa.
RECENSIONI
Ovvero, Io la conoscevo bene lungo la “Promenade des Anglais”. Con uno stile molto “Artè” (che non a caso produce) fatto di piani lunghi, di tempi dilatati e di repentine ed impreviste svolte narrative, il film più ingenerosamente fischiato dal pubblico in sala è un imperfetto ma tutt’altro che disprezzabile racconto crudele della giovinezza. Il compiaciuto sguardo della regista accarezza il corpo della giovane e bellissima protagonista, un bocciolo di rosa senza spine, celebrando lo splendore e la caducità delle sue forme perfette, forme che una madre possessiva ed amorevole vorrebbe preservare, proteggere dalle insidie dell’illusorio mondo di cartapesta della località di villeggiatura più orrendamente “chic” della Costa Azzurra. Ma la ragazza le sfugge di continuo, la comunicazione è in sostanza impossibile e, di fatto, il loro rapporto si riduce ed esaurisce in poche battute scambiate al cellulare durante una pausa che la donna, inserviente in un lussuoso albergo, si prende; dall’altro capo del telefono, la figlia, ancora assonnata dopo una notte da lap dancer, articola poche frasi, tutte di circostanza. Estremo atto d’amore di una donna sull’orlo di una crisi di nervi, la captazione di un possibile uomo dabbene cui affidare la figlia si risolverà in tragedia. Miou-Miou è perfetta, la giovane Elie Semoun abbaglia. Nonostante qualche ammiccamento di troppo, qualche caduta nel ridicolo involontario e nel kitsch e qualche snodo narrativo discutibile, il ritratto della “non-vita” mondana di Nizza è agghiacciante, dunque riuscito.