Drammatico, Recensione

RISO AMARO

TRAMA

La compagna di un ladro di gioielli ricercato si mescola fra le mondariso del vercellese. Una di queste sa tutto e le ruba una collana che fa parte del bottino.

RECENSIONI

Sorprendente, sanguigno innesto di temi, tempi e ritmi da noir americano (la donna fatale, il bottino conteso, il gangster) nel contesto contadino italiano del dopoguerra per una pellicola ricca di influenze e pulsioni eterogenee, fra erotismo, violenza, passioni, istinto, sociologia, colpi di scena, passi tragici e melodrammatici. Quando scriveva per riviste di cinema, De Santis propugnava un cinema con un approccio critico al sociale che non disconoscesse gli stilemi di un prodotto di consumo popolare: in questo suo concentrato esplosivo ha reso indimenticabili l’affresco corale sulle mondariso lodate per il duro lavoro (echi di cinema sovietico) e il sapore terragno di volti e luoghi veraci, ma non passano in secondo piano la sensualità di un universo tutto al femminile dove la Mangano imita Gilda ed entra nell’immaginario con le calze autoreggenti e gli indumenti attillati, il clima torbido cullato da una macchina da presa voyeuristica (la lotta nel fango delle mondine) e da risate ambigue (quella della Mangano frustrata da Gassman), la tecnica di ripresa pregevole ed inventiva, gli afflati lirici (i volti che svelano i propri destini) fra echi del Furore di John Ford e propositi moralistici (Raf Vallone è la voce della coscienza che richiama chi insegue falsi miti e non è pronto a maturare: messaggio all'Italia del dopoguerra). Uno dei pochi "cult" nostrani. Musica di Goffredo Petrassi. Carlo Lizzani, aiuto regista e co-sceneggiatore, fa da controfigura a Gassman come ballerino.