Commedia, Recensione

REINAS

TRAMA

Madrid: nel weekend in cui si celebrano le prime nozze omosessuali, le peripezie di tre coppie e dei rispettivi genitori.

RECENSIONI

Di nuovo un fenomeno di costume al centro di un film di Manuel Gómez Pereira: dopo i tre tenori di OFF KEY, i matrimoni gay. Dominano la scena (a partire dalla coloratissima passerella dei titoli di testa) le cinque mamme dello sposo, genitrici da manuale (la civetta, l’angelo del focolare, la lady di ferro, la diva, il magistrato) immerse in un complicato (almeno nelle intenzioni: i salti temporali dell’intreccio sono a dir poco prevedibili) girotondo di passioni tardive quanto effimere, peccatucci di famiglia, timidi ritorni di fiamma, conflitti socioeconomici che finiscono puntualmente in camera da letto e banchetti nuziali che celebrano la continuità (le madri ai fornelli) nella diversità (la tronca formula del matrimonio). Regista e cosceneggiatori schivano il paventato approccio almodovaresco (ossia biecamente derivativo): l’omosessualità non è che un catalizzatore nei conflitti fra genitori e figli, i personaggi non sono macchiette ma figure attentamente definite (nei limiti di una commedia romantica spruzzata di dramma), il racconto si snoda con patinata ma non stucchevole eleganza, fra educate scene madri (il monologo di Ofelia), brandelli di pochade (lo split screen della menzogna), ammiccamenti cinefili (la liaison fra la Paredes e il giardiniere, interpretato da Lluís Homar, già ne LA MALA EDUCACIóN), tracce rivelatrici (ogni capitolo si chiude collegandosi cromaticamente al cartello che apre la sequenza successiva), indizi depistanti (la pistola). Purtroppo, la necessità del lieto fine forza lo script a una rozza meccanicità (la sbrigativa riconciliazione fra Reyes e Jacinto, la repentina cinofilia di Miguel), gli inserti marcatamente farseschi sono a dir poco dimenticabili (e si avverte che gli attori, peraltro magnifici, sono i primi a sentirsi a disagio fra schiaffoni, mutandine e capitomboli), l’(in)atteso pistolotto conclusivo è semplicemente sconfortante.