TRAMA
John Rambo vive in un ranch ereditato dal padre, in cui si dedica all’allevamento di cavalli insieme all’amica Maria Beltran e la nipote Gabrielle. Gabrielle va in Messico alla ricerca del padre biologico ma si mette nei guai. Rambo cerca di risolvere la situazione alla Rambo.
RECENSIONI
Da un punto di vista strettamente cinematografico, Rambo – Last Blood è un film inguardabile. La parte migliore è il prologo a tinte western, scolastico ma corretto, in cui si chiariscono (a partire dal genere di momentaneo riferimento) gli intenti crepuscolari dell’operazione. Quello che viene dopo è avvilente. La scrittura è inesistente, siamo al livello di un qualunque revenge-tv-movie con Steven Seagal o Dolph Lundgren, la recitazione si attesta sugli stessi standard qualitativi e la regia di Grunberg è grammaticamente (e drammaticamente) povera, ulteriormente mortificata da un montaggio che riesce a rendere poco intelligibili sequenze action elementari. L’unica idea, specialmente nella prima parte, sarebbe quella di disseminare le inquadrature di primi piani di Sly, ai quali si vorrebbe delegare tutto il senso del film: il vecchio attore/(anti)eroe malconcio che sfonda la quarta parete e chiude la carriera del suo personaggio più iconico.
Al netto del botox in bella vista, che di fatto allontana la star hollywoodiana dalla sua (teoricamente) sanguigna e genuina controparte finzionale, l’ultimo Rambo può essere letto così, come il doloroso epitaffio dell’alter ego di un attore mitico, della sua carriera e anche del suo cinema superato, obsoleto, fuori da ogni tempo che non sia quello del ricordo nostalgico. Da questo punto di vista, la totale mancanza di ironia e di coolness - e la greve seriosità del tutto – smarcano Last Blood dai suoi ipotetici omologhi contemporanei alla Equalizer o Taken. Lì la violenza è spettacolare a più livelli, intrattiene. Quella di John Rambo, invece, non ha niente di liberatorio e non è mai stata così esplicita, estrema ben oltre il gratuito (si accanisce anche sui cadaveri), sgradevole nei suoi svarioni splatter. Stallone/Rambo, insomma, diversamente da Stallone/Rocky, sembra aver scelto un crepuscolo all’insegna del binomio rabbia-disperazione, omettendo i possibili risvolti malinconici e consolatori del commiato.
Ammesso e non concesso che questa chiave di lettura sia accettabile, magari vicina a quella autentica, e non, piuttosto, una sovrainterpretazione mitopoietica, conviene ribadire (per chiudere) che se ci si limita “al film”, Rambo – Last Blood non varca le colonne d’Ercole del guardabile.