Commedia, Drammatico

POLLO ALLE PRUGNE

Titolo OriginalePoulet aux prunes
NazioneFrancia, Germania
Anno Produzione2011
Durata90'
Scenografia

TRAMA

Teheran 1958. Dopo la rottura dell’amato violino il musicista Nasser Ali decide di morire…

RECENSIONI

Autori di Persepolis, Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud tentano il passo avanti rispetto alla celebrata opera di esordio: stavolta da una parte respingono il contesto realistico e politico, a favore di una storia apertamente fantastica; dall'altra lasciano l'animazione relegandola ad alcuni sfondi disegnati (il viaggio di Nasser con il figlio). In questa struttura, altri piccoli cambiamenti variano o rovesciano il film precedente: tra tutti la rinuncia della scansione narrativa lineare e l'adozione di un intreccio costruito per flashback e flash-forward, che non coincide mai con la fabula. Ancora tratto da una graphic novel della Satrapi, Poulet aux prunes è una favola sulla morte: attraverso un registro surreale e grottesco, seguiamo la riflessione interiore del protagonista, a letto nella sua stanza, in attesa della dipartita. L'odissea intima si svolge su tre livelli (passato - presente - futuro), e partendo dall'ipotesi alternativa di un'altra vita possibile (altra donna, altre nozze), arriva a proiettare il futuro dei suo figli in forma di farsa tragicomica. Nella continua altalena mentale di Nasser, inoltre, si affacciano situazioni e figure della tradizione islamica, dall'opportunità del matrimonio di convenienza fino all'icona dell'angelo della morte Azrael (la parte migliore del film). Insomma, i fumettisti/registi slittano dal contesto al testo; non più la storia di Marjie che coincide con la Storia iraniana, e i fatti degli anni '80/90 come valore aggiunto, ma tutto il potere alla scrittura della storia di Nasser Ali, senza riferimenti 'altri'. A segnare il fallimento di Poulet aux prunes infatti è proprio il testo che non funziona. La sceneggiatura degli stessi Satrapi e Paronnaud, forse segnata dal libro a fumetti di riferimento, imbocca varie strade ma non trova mai spunti rilevanti: dalla revisione della vita in punto di morte all'amore sognato e irrealizzato, le curve della trama si affidano spesso all'episodio e alla boutade (il futuro di Lili, malgrado Chiara Mastroianni); tutto è sostanzialmente già visto, anche le derive già percorse. Non aiuta il tono del film, un 'realismo magico' insistito e ameliano che però, alla fine dei conti, si risolve in sequenze evidentemente zoppicanti e di corto respiro (il volo della palla di fumo).

La doppia rinuncia degli autori (all'animazione e all'identità fabula/intreccio) si rivela arma a doppio taglio; l'assenza del disegno bidimensionale, che faceva la particolarità di Persepolis, costringe l'attenzione sulla storia e sulle interpretazioni. E lo sfasamento dei piani temporali non è aprioristicamente superiore al racconto lineare. Cancellate minuziosamente le singolarità dei registi, allora Poulet aux prunes potrebbe svolgersi in qualunque tempo, qualunque luogo: l'Iran, il musicista e la morte non c'entrano più, sono accessori automatici distribuiti su sfondo indefinito. Mathieu Amalric e Maria de Medeiros restano attori sublimi, ma non qui.