Recensione, Western

PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ

TRAMA

Il Monco e il Colonnello sono a caccia dell’Indio e la sua banda, perché vogliono intascare la taglia di ventimila dollari: una volta individuato l’obiettivo, il Monco entra sotto mentite spoglie nella banda.

RECENSIONI

Più del precedente Per un Pugno di Dollari, sono evidenti le coordinate rivoluzionarie del cinema debordante e barocco di Sergio Leone, con la surreale musica di Ennio Morricone che le segue passo passo nei voli pindarici dilatati. La cura per il dettaglio ingigantisce la matrice epica fino al grottesco (ci sono più divagazioni comiche rispetto al precedente capitolo), ma con un piglio inedito che, paradossalmente, rafforza il passo leggendario del western. Clint Eastwood (il Monco, chiamato così perché spara con la destra ma tutto il resto lo fa con la sinistra) replica il personaggio del film precedente, con poncho marrone, cigarillo e mezzi sorrisi. Lo affianca Lee Van Cleef che, grazie a questo film, vivrà una seconda giovinezza cinematografica: poi ci sono Gian Maria Volontè, cattivo superlativo, e Klaus Kinski che fa il gobbo. Rispetto al precedente, l’impostazione è meno violenta, le soluzioni formali più azzardate (il flashback in rosso sulla morte della sorella del colonnello), la sceneggiatura più articolata nel seguire varie tracce ed episodi collaterali, annunciando il capolavoro a seguire, Il Buono, il Brutto, il Cattivo.