TRAMA
Cris Johnson è capace di (pre)vedere due minuti nel futuro ma è tormnetato dalla (pre)visione di una ragazza che, evidentemente, è l’eccezione che conferma la regola. Intanto, un manipolo di terroristi francofoni ha intenzione di far esplodere un ordigno nucleare a Los Angeles e il Nostro potrebbe dare una mano a sventare il fattaccio…
RECENSIONI
Preveggenza limitata nel tempo. In questa frase si riassume, con buona approssimazione, tutto il senso del -tratto da un racconto di Philip K. Dick-. Un link diretto all'universo dickiano ce lo fornisce lo sceneggiatore del film Gary Goldman, che ha (co)scritto Total Recall e prodotto Minority Report: in entrambi i casi lo script conservava, pur annacquate e parzialmente o del tutto travisate, tracce narrative del racconto originario, mentre nella pellicola di Tamahori, di The Golden Man non è rimasto sostanzialmente niente[1]. Oltre alla solita rilettura dei tristi anti-eroi dickiani in chiave super- [2], in Next è la sovrastruttura action a fagocitare la fonte, più che inquinarla (anche pesantemente) come è quasi sempre accaduto. La cosa non è poi così grave, sia chiaro: l'idea della pre-visione dei due minuti[3] successivi è anzi ben sfruttata dal punto di vista cinematografico, con il moltiplicarsi di continui e fulminei rewind che impediscono allo spettatore di discriminare la certezza dalla futuribile possibilità di quello che sta guardando. Tutto sommato, quest'idea, anche registica, regge dignitosamente l'intero film fino all'interessante finale, tecnicamente aperto (il film finisce quando il bello sta per iniziare - si fa per capirsi - ) grazie proprio alla dilatazione temporale della preveggenza del protagonista replicata dal lungo salto narrativo a ritroso. Idea non nuova, certo, ma efficace e funzionante, che insieme a qualche altra sequenza riuscita (la compresenza schermica delle plurime e contemporanee pre-veggenze di Cris Johnson[4]) fanno di Next un buon oggetto di intrattenimento. A prescindere, certo, da una trama demenziale, più che demente (l'ordigno nucleare che - yawn'-zzz) e da sporadiche cadute nel ridicolo (Cage che evita le pallottole matrixianamente perché sa già dove andranno a parare). Tornando velocemente, e conclusivamente, alla regia di Tamahori, sarà una mia idea ma continuo a pensare che il nostro, oltre ad adagiarsi con competente diligenza su noti standard (macchina a mano quando serve, fluida ma costante mobilità delle inquadrature), sia capace di dotare le sequenze digitalmente manipolate di una fisicità del tutto peculiare [5].
[1] Questo è un racconto ambiguamente apocalittico basato sull'evoluzionismo, verrebbe da dire oggi, Dawkins-iano (cfr. 'Il gene egoista'), l'altro un canonico fantathriller catastrofico, coi cattivi che vogliono nuclearizzare milioni di persone.
[2] C'entra qualcosa l'ipertrofico Schwarzenegger col 'qualunque' Douglas Quail di Ricordiamo per voi? E il prestante fighetto Tom Cruise col John Anderton che, all'inizio di Rapporto di minoranza, pensa sconsolato 'sto diventando calvo, grasso e vecchio'? C'è da dire che almeno, il Cris Johnson interpretato da Cage, seppur lontanissimo dal bellissimo diciottenne mutante dalla pelle dorata privo di lobo frontale di The Golden Man, è un poveraccio infelice, condannato all'isolamento dai poteri di preveggenza che ne fanno un freak (-) E', insomma, paradossalmente, un autentico personaggio dickiano- (Carlo Pagetti).
[3] Nel racconto erano trenta, ma insomma il cinema ha i suoi tempi e le sue esigenze.
[4] Uno dei pochi momenti di fedeltà al racconto, nelle poche righe del quale, per la prima e unica volta, entriamo nella mente del mutante che pianifica la/le possibile/i fuga/fughe.
[5] Cfr l'incipit di Nella morsa del ragno