TRAMA
1959, Napoli: ultimi giorni di vita del docente universitario di matematica Renato Caccioppoli. Lasciato dalla moglie, isolato sia rispetto ai colleghi sia ai compagni di partito, è alcolizzato e colmo di male di vivere.
RECENSIONI
Opera prima di Mario Martone, uomo di teatro (fondatore del gruppo “Falso movimento”) che, come viene detto nel racconto riguardo alla matematica, possiede già “l’occhio” del cinema, con un passo autorale complesso, dall’andatura ambigua e flemmatica, giocato in profondità sul non-detto, su di un’iconografia inventiva, edificata sui dettagli ma mai ostentata. Finanche in modo troppo programmatico, lascia in campo suggestioni inafferrabili, evitando di poggiare su di un (unico) apologo: di sicuro mette in scena (in “sensazione”) lo scontro fra il mondo fatuo e un’anima (più) sensibile e tormentata che non riesce e non vuole riconciliarsi con esso. Un mosaico di sprazzi potenti, realistici nella raffigurazione del quotidiano lasco, anonimo, squarciato improvvisamente da passaggi che entrano sottopelle con il loro senso (lasciando in astinenza fino al passaggio successivo). Splendida la fotografia di Luca Bigazzi, un giallo-fuoco che potrebbe essere l’illuminazione del camino di un casolare: contribuisce a creare la giusta atmosfera che penetra progressivamente nel mistero della figura del protagonista. Fra attori straordinari, tanti debutti eccellenti (Carlo Cecchi, Toni Servillo, Vincenzo Salemme); fra varie scene figlie di una libertà creativa possibile grazie alla produzione indipendente Teatri Uniti di Napoli, c’è da ricordare, per la sua architettura, la lunga sequenza del funerale.