TRAMA
Ritrovatisi al funerale di un loro amico, tre uomini sposati folleggiano per due giorni, bevendo e facendo sport. Poi decidono di partire per Londra e rimorchiare.
RECENSIONI
“A comedy about life, death and freedom”, recita il sottotitolo del quinto lungometraggio da regista di John Cassavetes che, in piena indipendenza (= mezzi di fortuna) gira per la prima volta in 35 mm e a colori. “A colori” è altresì il tono più scherzoso ma, anche di fronte ad una gag spassosa come quella di Peter Falk in cerca di prostitute fra signore di mezz’età imbellettate in un casino, l’autore replica quel suo tocco inconfondibile dove anche le situazioni più estreme hanno il sapore della veridicità. Questione di taglio filmico peculiare in cui non si fa che documentare un’amicizia esistente anche al di fuori del set, per poi incanalarla in un contesto narrativo che fa dell’improvvisazione un linguaggio potente e contagioso: lo spettatore è come fosse presente, la non-recitazione coinvolge totalmente. Questione, anche, di anti-convenzionalità: il cinema hollywoodiano educa a prendere per “realistico” ciò che appare obiettivo e smussato, quando il ‘vero’ quotidiano, al di fuori della narrazione cinematografica, vive anche di eccentricità, tic, vizi, illogicità. Cassavetes mostra anche questo quando, ad esempio e con tocco sarcastico, il sé attore scimmiotta le perversioni sessuali (sadomaso, alla ricerca della figura materna) con la bionda nell’albergo. Calca ma niente appare impossibile o fuori luogo, se messo in atto nella (in quella che appare) vita e non nella affabulazione (sottolineata anche dall’assenza di commento sonoro). I tipi di Falk e Cassavetes sono peterpan, quello di Ben Gazzarra rappresenta la reazione rabbiosa quando il terreno diventa instabile (si sta separando dalla moglie e, da psicanalisi, cerca un’amante con l’età della suocera). Dietro l’amicizia virile, il folleggiare di ragazzini di mezz’età e (cosa non secondaria per il sottotesto) appartenenti alla classe media americana, grazie all’evento scatenante (la morte che li tocca da vicino), c’è la stoccata patetica sulla figura del maschio/marito che invoca continuamente la libertà dalle mogli ma, in realtà, è il primo a non volerla; sull’uomo eterno essere infantile, violento, inaffidabile, egoista (con le donne soprattutto), che ha paura di crescere ed invecchiare (sport a più non posso). Immancabili (un marchio di fabbrica) Volti in primissimo piano e claustrofobici catturati fra la folla al funerale.
