TRAMA
Quando i giorni si ripetono scanditi da azioni sempre uguali (sistemare la merce sugli scaffali, andare a scuola, gironzolare tra le luci al neon di un centro commerciale dopo una giornata di lavoro), è difficile pensare che le cose potrebbero andare diversamente. Ed è così per Makis, proprietario di un negozietto che vende un po’ di tutto, per Jimmy, che frequenta un istituto superiore privato, e per Maria, un avvocato sulla trentina. Ma le vite delle persone, anche quelle più insignificanti, nascondono sempre qualcosa (dal catalogo del TFF).
RECENSIONI
Lungometraggio desordio di Michalis Konstantatos cosceneggiato insieme a Stelios Likouresis, Luton si colloca piuttosto agevolmente nella linea degli apologhi di stampo grottesco generata recentemente dal cinema greco (il riferimento banale e obbligato è alle pellicole di Lanthimos e a Miss Violence). Vi si riscontrano alcune ossessioni tipiche quali le difficoltà economiche, la necessità dinventarsi formule personali di guadagno, il clima di ostilità strisciante, il gusto per lassurdo, la costruzione narrativa enigmatica, la messa in scena geometrizzante e la rivelazione finale che chiarisce le oscurità dellintreccio. A cambiare, tuttavia, è la temperatura drammatica, in questo caso meno tarata su tonalità stranianti/paradossali e più calibrata su un registro neutro/descrittivo. Meno stilizzazione e più fenomenologia. Il gioco di estenuazione nei confronti dello spettatore si fa più scoperto e provocatorio, ostacolando limmedesimazione fin quasi allo sbarramento e facendo delle tre vicende intersecate di Maria, Makis e Jimmy un susseguirsi di azioni in cui lintensità narrativa si approssima al grado zero. Grazie a questo trattamento reticente e antidrammatico, lesplosione finale di violenza non si lascia irretire in spiegazioni rigidamente e meccanicamente sociologiche, mantenendo un margine dinesplicabilità che scongiura leffetto denuncia con la complementare, temibile semplificazione della lettura moralizzante. Nessuna scappatoia in Luton se non l'indicazione geografica del titolo, via di fuga che spezza all'improvviso - e soltanto per chi se la può permettere - la circolarità di un microcosmo all'insegna della prevaricazione e dell'umiliazione quotidiana.