Drammatico, Fantascienza, MUBI, Recensione

L’ULTIMO TERRESTRE

NazioneItalia
Anno Produzione2011
Durata100'
Liberamente trattodal romanzo a fumetti Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti
Fotografia

TRAMA

Arrivano gli alieni.

RECENSIONI

Non siamo soli, ma è peggio che se lo fossimo. Gli alieni sbarcano sulla Terra e trovano un'umanità meschina e apatica, schiava di antichi segreti e manie senza tempo, prigioniera (in)volontaria di una periferia post-industriale, post-moderna, post-tutto: l'illusione pubblicitaria è un grido di dolore (la famiglia felice, il manifesto che incombe sul comprensorio in cui abitano Luca ed Anna), il mercato del divertimento, del sesso, delle illusioni non lascia scampo e non ispira pietà per i mostri che lo popolano, perfide pedine che si accaniscono l'una sull'altra, mentre l'extraterrestre, incuriosito e un poco disgustato, fa da Coro muto, compie miracoli, distribuisce premi e castighi (piuttosto blandi), offre una speranza venata di minaccia e luminosa come un'Apocalisse da fumetto. Gian Alfonso Pacinotti (in arte Gipi) parte da uno spunto ben poco originale e non largheggia certo in finezze di scrittura, ma il film è ammirevole per la secchezza e l'impassibile ferocia con cui analizza il suo piccolo disgustoso universo, per il modo in cui crea ed esplora spazi "impossibili" a metà strada fra Tati e Piero della Francesca (la presentazione di Anna, l'agguato all'Americano), per il tono lunare e sospeso di una (non) narrazione sempre in bilico tra ironia e angoscia (l'incipit, forse il momento più riuscito del film assieme alla scena del caffè, una miscela perfetta di silenzi, sottintesi, parole traditrici ed eloquente imbarazzo paraverbale). Il regista nega di avere punti di riferimento precisi e non c'è ragione di dubitarne, ma guardando L'ultimo terrestre vengono in mente, con l'ovvio Buster Keaton (il cast, per inciso, è perfetto, dal protagonista Gabriele Spinelli all'ultima delle figure minori), la furia sottile del primo Almodóvar e la grazia imperturbabile di Elia Suleiman. Se l'espressione "boccata d'aria fresca" non sapesse ormai di rancido, sarebbe la più appropriata per descrivere quello che un film del genere rappresenta per il cinema, e per il pubblico, italiano.