
TRAMA
Bella e arrivista, insiste per essere ingaggiata da una compagnia itinerante di varietà. Il capocomico se ne innamora e lascia la fidanzata.
RECENSIONI
Alberto Lattuada cede, nominalmente, metà del timone di regia al suo sceneggiatore di fiducia (Il Delitto di Giovanni Piscopo, Senza Pietà, Il Mulino del Po), ex-caricaturista e fumettista riminese innamorato da sempre del varietà (ne scriveva sulle pagine del Marc’Aurelio), ideatore di un’opera che ha sempre sentito come sua, pur ammettendo che sul set era l’altro il vero regista. Fellini impone comunque in modo massiccio la propria personalità e futura poetica, coltivata nel neorealismo ma ben presto sposata alla logica dell'affabulazione totale: nelle sue prime opere, non potendo o non volendo ancora destrutturare, deformandola, la realtà, ritraeva un'umanità fatta di personaggi "fuori della norma", che gli permetteva di misurarsi con onirismi (meraviglioso quello sugli artisti di strada, il trombettista nero, la tzigana, il pistolero: la vera arte è vagabonda e povera) e incantesimi: l'ambiente dello spettacolo, costruito su caricature e illusioni, era il prediletto. Questa compagnia di morti di fame, descritta dietro le quinte (litigiose: in aperto contrasto con l'allegria che devono evocare sul palco), precorre La Strada nei numeri stravaganti, nell'on-the-road funambolesco e provinciale, nei curiosi controcampi sulle reazioni del pubblico, per lo più composto di platee burine attirate dalle ballerine seminude (Fellini sorride e ritaglia le loro cosce in primo piano). La galleria dei personaggi è schizzata in modo brillante, ma sovrasta il tutto l’amaro di fondo delle passioni amorose a senso unico: quella del capocomico, sognatore ingenuo, archetipo dei "candidi" felliniani e quella della fidanzata lasciata, una Giulietta Masina già Giulietta degli Spiriti. Fra tanta samba e comparsate di star del varietà (Franca Valeri interpreta una coreografa straniera), c’è anche la caparra de La Dolce Vita: in un lussuoso Night Club, i ricchi decadenti si abbandonano a balli grotteschi.
