Carcerario, Drammatico, Recensione

L’ISOLA DELL’INGIUSTIZIA (ALCATRAZ)

Titolo OriginaleMurder in the First
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1994
Durata122'

TRAMA

Anni trenta: un detenuto di Alcatraz, dopo un tentativo d’evasione, viene punito con tre anni d’isolamento. Ne esce pazzo, uccide un uomo e il suo avvocato punta il dito contro il sistema carcerario.

RECENSIONI

Diviso fra dramma carcerario e giudiziario, pesca a piene mani nelle convenzioni dei due generi (dalla prigione con crudele direttore stile Sutherland in Sorvegliato Speciale all’aula di tribunale come luogo di dibattito su valori e diritti dell’uomo) ma, in modo non dissimile da Le Ali della Libertà, mira molto più in alto, per l'impegno nella denuncia del sistema di detenzione che imbruttisce invece che riabilitare l'uomo e per la cura nella drammaturgia (ispirata ad un fatto vero) dotata di pagine dure e toccanti, senza peli sulla lingua, “scabrose” come in Fuga di Mezzanotte (la masturbazione) e infervoranti come il citato Arriva John Doe. La forza catartica della rivalsa, che ripaga delle ingiustizie e gli orrori subiti (sottolineati da una splendida fotografia cupa), poggia sul tema dell'idealismo incorruttibile dell'uomo solo che si scontra contro il cinismo e l'opportunismo generali. Una piacevole sorpresa la regia di Marc Rocco (figlio del caratterista Alex): la sua macchina da presa, come a sottolineare la prigionia di chi riprende, gira in piena libertà di movimento, si sbizzarrisce in continui plongée, con angolazioni insolite (bellissima quella verticale dopo l'omicidio), movimenti barocchi istintivi, non studiati a tavolino, a tratti egocentrici come l’avvocato di Bacon che perde di vista la perorazione per mostrare se stesso. Ci pensano le ottime prove degli interpreti a riportare i piedi per terra a questi voli pindarici dello sguardo (Kevin Bacon è superlativo); allo stesso modo il materiale narrativo pone in essere un insolito duello fra il concetto di libertà in senso puro e il sistema spurio per ritrovarla (fatto di leggi, contingenze, persone, rabbia, fato). La sceneggiatura di Dan Gordon (Wyatt Earp) infiocca il tutto con tocchi sarcastici di classe (i "cinegiornali", le guardie che recitano il ”Pater Noster” dopo le nefandezze) e descrive una coinvolgente amicizia virile, oltre le differenze di classe.